Tempo di confessioni per Bruno Vespa che ha avuto modo di parlare del successo di Porta a Porta e tanti altri argomenti.
Dopo il caso social che lo ha visto protagonista in queste ore, Bruno Vespa, noto giornalista e conduttore di ‘Porta a Porta’, è tornato a parlare in una lunga e interessante intervista a Libero. Il volto tv ha argomentato diversi temi tra cui il successo negli anni della sua trasmissione ma anche altri momenti della sua vita relativi al compianto Silvio Berlusconi e non solo.
Bruno Vespa: da Porta a Porta a Berlusconi
Reduce dalla polemica social con il caso censura che lo ha coinvolto durante la pubblicizzazione del proprio libro, Bruno Vespa è tornato protagonista in una lunga intervista a Libero.
Tra i vari passaggi spicca quello sul successo di Porta a Porta: “Sopravvive perché non ha mai imbrogliato nessuno. Siamo sempre stati corretti e sulla lunga distanza questo paga. Da noi sono venuti tutti. Esordì Prodi nella prima puntata, poi fu la volta di Berlusconi e D’Alema che proprio quel giorno fecero saltare l’accordo per il governo Maccanico”, ha detto il giornalista.
Poi, ecco il tema Silvio Berlusconi: “A me manca molto, perché con gli anni si era poi creato anche un rapporto personale”, ha detto Vespa. “Negli ultimi anni Berlusconi mi aveva ripetutamente chiesto di passare a Mediaset. Io però gli ho sempre risposto che finché avessi lavorato bene in in Rai non me ne sarei andato. Per il resto Berlusconi è insostituibile tant’è vero che Antonio Tajani ha scelto di fare il segretario e non il presidente perché la presidenza di Forza Italia è morta con Berlusconi. C’è un segretario molto aperto che vuole occupare lo spazio che c’è tra la Schlein e la Meloni e va bene così”.
La frase che non ridirebbe
Curioso aneddoto anche relativo ad una frase detta in passato che oggi non ridirebbe: “Non direi più che la Dc era il mio editore di riferimento, anche se era l’assoluta verità. Come il Psi lo era per la seconda rete e il Pci per la terza. Era vero ma… non si poteva dire”, ha confessato Vespa.
“Che poi in Rai le nomine sono state sempre fatte dal partito di maggioranza relativa perché lo prevede la legge. L’importante è che la politica operi con dignità. Tra i giornalisti, la differenza si nota tra quelli che si sdraiano e chi invece punta a mantenere una certa rispettabilità”.