L’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio è furioso per il caso Scurati, un episodio che ha sollevato polemiche sulla censura.
Roberto Sergio, amministratore delegato della Rai, non intende lasciar correre quanto accaduto riguardo al caso Antonio Scurati. “Da settimane la Rai è vittima di una guerra politica quotidiana con l’obiettivo di distruggerla“, afferma furioso.
L’episodio che ha coinvolto lo scrittore, che avrebbe dovuto leggere un monologo durante il programma “Che sarà“, ha scatenato un tumulto mediatico. Da una parte, si parla di una censura nei confronti di Scurati; dall’altra, emergono voci su un compenso di 1.800 euro che sarebbe stato richiesto per il monologo.
Rai: la furia di Roberto Sergio sul caso Scurati
Come riportato da IlGiornale.it, l’AD Rai, colpito dall’accaduto, ha espresso il suo sdegno e la sua determinazione nell’agire con decisione.
“Questa questione, quello che è accaduto non può finire qui“, ha dichiarato Sergio. Ha poi aggiunto: “Saranno presi provvedimenti drastici“. La sua indignazione deriva anche dal fatto che non era stato informato di quanto stava avvenendo, una situazione che ha definito “surreale“.
Ha chiesto una relazione per lunedì per fare chiarezza sul caso e determinare le responsabilità.
La censura e il compenso contestato
Il caso Scurati solleva diverse questioni, tra cui quella del compenso di 1.800 euro per un breve intervento televisivo. Alcuni sostengono che questa cifra sia esagerata, mentre per Sergio la questione va affrontata diversamente.
“Certamente non lo avrei censurato“, ha precisato l’amministratore delegato. Avrebbe preferito affrontare il problema della cifra in modo più diplomatico, mandando in onda il monologo e poi, eventualmente, chiedendo alla conduttrice Serena Bortone un riequilibrio ai sensi della normativa sulla par condicio.
L’episodio ha portato alla luce il clima di tensione politica che circonda la Rai. Il caso Scurati, quindi, non è solo un problema di gestione interna, ma anche un sintomo di un contesto politico più ampio che continua a influenzare la televisione pubblica.