L’ex calciatore Antonio Cabrini parla della morte di Diego Armando Maradona: “Come tanti altri ha saputo dare nello stesso tempo il meglio e il peggio”.
Bufera su Antonio Cabrini per le dichiarazioni sulla morte di Diego Armando Maradona. L’ex bandiera della Juventus e pilastro dell’Italia, con un’uscita infelice e fraintesa, aveva detto che il campione argentino sarebbe stato ancora vivo se avesse giocato nella Juventus e non nel Napoli.
Cabrini sulla morte di Maradona: “Sarebbe ancora qui con noi se fosse venuto alla Juve”
“Una leggenda vivente e un avversario gentiluomo che come tanti altri fuoriclasse ha saputo dare nello stesso tempo il meglio e il peggio. Sarebbe ancora qui con noi se fosse venuto alla Juve perché l’ambiente lo avrebbe salvato, non la società ma proprio l’ambiente. L’amore di Napoli è stato tanto forte e autentico quanto, ribadisco, malato“, ha dichiarato Antonio Cabrini Irpinia Tv come riportato dall’ANSA.
Le scuse di Cabrini
Inevitabilmente le parole di Cabrini hanno scatenato le polemiche soprattutto tra i tifosi del Napoli, che evidentemente non hanno apprezzato l’analisi dell’ex calciatore della Juventus sulla vita e sulla morte di Maradona. E così lo stesso Cabrini, scusandosi evidentemente per aver espresso in maniera infelice il concetto, ha presentato le sue scuse specificando di non voler in nessun modo esprimere un giudizio morale.
“Il mio non era un giudizio morale, ma sull’energia di una città che non poteva contenere tutta questa passione, le mie parole sono state travisate […]. Ho pensato che l’ambiente ovattato nel quale ha vissuto alla Juve l’avrebbe protetto. Chiedo scusa a chi si è sentito offeso“, ha specificato Cabrini.
Ma Maradona non sarebbe stato lo stesso lontano da Napoli…
In realtà le dimostrazioni di affetto e il dolore sincero che sta vivendo la città di Napoli in questi giorni sembrano confermare l’ipotesi secondo cui Maradona lontano da Napoli non sarebbe stato lo stesso calciatore. I napoletani hanno costruito l’altare sul quale Diego si sarebbe esibito per anni, fino a diventare il D10S. I napoletani hanno trasformato un campione in leggenda, poi lui in campo ha retto il peso della pressione meritandosi l’immortalità.