Il calcio è chiuso a causa del coronavirus: una vera e propria industria che vale quasi 5 miliardi. Lo sport, nel suo complesso, vale l’1,7% del Pil.
ROMA – Il calcio e lo sport in generale sono al palo da circa un mese e mezza. L’epidemia del coronavirus ha colpito ovviamente anche il mondo del pallone, sport nazionale per antonomasia.
Le parole del ministro Speranza
Mentre la Figc studia una eventuale ripartenza al fine di completare in qualche modo la stagione, il ministro della Salute Roberto Speranza, intervenendo questa mattina a ‘Circo Massimo‘ su Radio Capital, ha dichiarato: “Sono un grande appassionato di calcio ma con più di 400 morti al giorno con sincerità è l’ultimo problema di cui possiamo occuparci. Lo dico con il massimo rispetto e da grande appassionato di calcio però viene prima la vita delle persone. Le priorità del Paese oggi sono altre. Lavoreremo perché a un certo punto si possa riprendere la vita normale ma la priorità in questo momento deve essere ancora salvare la vita delle persone”.
Il ‘peso’ del calcio nell’economia
Ma quanto vale il pallone in Italia? Non solo a livello di aggregatore sociale, ma proprio in termini economici. Prendendo i dati dal bilancio integrato della Figc relativo al 2018, si evince che il fatturato diretto generato dal settore calcio è stimabile in 4,7 miliardi di euro. Il 12% del Pil del calcio mondiale viene prodotto nel nostro Paese. Un sistema che continua inoltre a rappresentare il principale contributore a livello fiscale e previdenziale del sistema sportivo, con quasi 1,2 miliardi di euro generati solo dal calcio professionistico (in crescita del 37% tra il 2006 e il 2016) e un’incidenza del 70% rispetto al gettito fiscale complessivo generato dal comparto sportivo italiano.
L’incidenza dello sport sul Pil
Allargando il raggio all’intero mondo dello sport, secondo le stime del Coni questo vale l’1,7% del Pil, ossia circa 30 miliardi. E con l’indotto il suo valore raddoppia.