Il leader di Azione Carlo Calenda parla delle elezioni regionali ma anche della divisione tra destra e sinistra da superare.
Carlo Calenda, leader di Azione e del Terzo Polo, rilascia una lunga intervista al festival di Linkiesta nel quale ha parlato sia delle elezioni regionali in Lombardia e non solo ma anche della contromanovra proposta alla premier e il prossimo incontro che avrà con Giorgia Meloni. Sul fronte delle alleanze per le elezioni regionali, il senatore centrista torna ad aprire le porte ai suoi ex federati di +Europa prima dello strappo con il Pd.
«Sarebbe importante averli dentro. Non sono solo i benvenuti, le porte a loro sono spalancate. Non posso credere che in Lombardia appoggino Majorino, Agnoletto e i 5 stelle. Spero che vengano con noi a fare un lavoro dignitoso. Non perché abbia qualcosa contro Majorino, ma perché non rappresenta la loro parte politica» ha detto Calenda che critica il fatto che ora gli esponenti del partito di Emma Bonino stiano “facendo i dipendenti di sinistra e non capisco come possano continuare su questa strada quando sono con noi dentro Renew – gruppo all’europarlamento -, e dall’altro lato c’è un Partito democratico in stato di confusione».
Il leader di Azione e il fascino per Giorgia Meloni
Sulle questioni di alleanze Calenda dice che orami bisogna smettere di dare troppo peso alla contrapposizione tra destra e sinistra. «Appoggiare due persone che hanno fatto bene, come D’Amato e Moratti, è la scelta giusta per il Terzo polo” spiega il leader di Azione sottolineando che va superata la logica di non far vincere la fazione opposta per forza.
Qui si inserisce il dialogo che ha aperto con la premier Meloni. Pur ribadendo che il loro gruppo rimarrà all’opposizione, come chiarito anche da Renzi e che non ci sarà nessun inciucio, Calenda ha dichiarato di voler dialogare con il governo e fare un’opposizione propositiva. Inoltre, non nasconde la stima per la presidente del Consiglio, seppur di idee diverse dalle sue. «C’è una cosa che mi affascina di Giorgia Meloni, che è nata in una famiglia non privilegiata, che è una donna e che ce l’ha fatta a diventare presidente del Consiglio con le sue sole forze. Forse questa è una mia debolezza umana».
Ma poi arriva anche la critica: «Spero sempre che riesca a dare il suo meglio e a sorprenderci, per ora non tanto e in particolare sui migranti, dove ha fatto lo straordinario affare per 324 migranti, facendo però saltare un accordo che ne ricollocava altri 10 mila” ha ricordato Calenda. Magari “smette di fare la sovranista cacio e pepe e si mette a fare invece un lavoro serio. Per quanto potrò, le darò una mano, nel senso delle idee, anche espresse in modo duro».
Infine parla del suo ex partito e del prossimo segretario. Per Calenda il segretario ideale del Pd è Giuseppe Conte “che si veste in perfetto stile comunista, e con quella inflessibilità morale che però non poi non porta a fare niente – perché – il Pd oggi non fa politica fa moralismo. E porta l’esempio dell’immigrazione che il Pd dice continuamente di accogliere ma che non significa in sostanza nulla. Stesso discorso per la pace. In fin dei conti, Calenda preferisce che prevalga Elly Schelin “così il Pd prende il 2% e noi prendiamo il 20%.”