Suicidio assistito, il sì della Camera

Suicidio assistito, il sì della Camera

La Camera approva il disegno di legge sul suicidio assistito. Recepita la “sentenza Cappato” risalente al 2019.

Un passo storico per i diritti umani. 253 voti favorevoli e 117 contrari, questi i numeri dell’assenso nei confronti del disegno di legge sul suicidio assistito passato oggi alla camera. I voti favorevoli provenivano principalmente da PD, LeU, M5S e Italia Viva, che ha lasciato però libertà di voto ai propri esponenti. I voti contrari provenivano invece dal centrodestra, con Lega, Forza Italia, FdI, Noi con l’Italia e Coraggio Italia. Tra i partiti di centrodestra, Coraggio Italia e Forza Italia hanno offerto libertà di voto ai propri esponenti. La mediazione tra i vari partiti che sostengono il Governo italiano è dunque fallita, e non si possono escludere degli effetti sulla tenuta dell’attuale maggioranza.

Prima del sì al disegno di legge, dal centrodestra si sono sentite varie grida di protesta. Il ddl, dunque, recepisce la “sentenza Cappato” del 2019. Tutti i pazienti con malattie irreversibili possono finalmente richiedere il suicidio assistito. Gli infermieri, il personale amministrativo e i medici, con l’approvazione del ddl, non potranno più essere passivi di aiuto o istigazione al suicidio, né omissione di soccorso. Non ci sarebbe nemmeno più bisogno di andare in altri Paesi, per i pazienti che volessero terminare la propria vita. Da ciò, non ci sarebbero altri casi come quello di DJ Fabo, ovvero Fabiano Antoniani, portato in Svizzera da Marco Cappato nel 2017.

Medico

Quali sono i dettagli della legge?

La proposta sul fine vita passata alla Camera garantisce supporto ai malati attraverso il Sistema sanitario nazionale. Ci devono essere però quattro caratteristiche affinché il paziente possa procedere: la sua patologia deve essere irreversibile, deve provare forti sofferenze psichiche e fisiche, deve essere mantenuto in vita da macchine e deve aver rifiutato cure palliative o assistenza. Il suicidio assistito è dunque una domanda consapevole e informata che va indirizzata al proprio medico, e va considerato una “morte per cause naturali”.

Il primo articolo del ddl “disciplina la facoltà della persona affetta da patologia irreversibile e con prognosi infausta” di chiedere assistenza al fine di “mettere fine volontariamente e autonomamente alla propria vita”. Il secondo articolo, invece, definisce le caratteristiche del “fine vita”. La “morte volontaria assistita medicalmente” rappresenta il decesso “causato da un atto autonomo, con cui si pone fine alla propria vita in modo dignitoso, volontario e consapevole, con l’aiuto e sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale”.