Campania e Puglia contro il ritorno dei medici no vax

Campania e Puglia contro il ritorno dei medici no vax

Le due regioni si oppongono alla decisione del governo di reintrodurre anticipatamente i medici e operatori sanitari no vax.

Emiliano e De Luca insorgono e si ribellano alla decisione del governo Meloni di reintrodurre anticipatamente i medici e i sanitari non vaccinati al lavoro. La Puglia ha annunciato che manterrà in vigore la legge regionale che prevede l’obbligo vaccinale contro il Covid per gli operatori sanitari e che stabilisce che i no vax non possono essere a contatto con i pazienti a rischio ricoverati negli ospedali.

Anche la Campania, come aveva preannunciato il governatore De Luca, continuerà ad avere una linea dura contro i medici no vax. Anche se sono poche migliaia le regioni difendono la questione di principio, ovvero dell’obbligo vaccinale e dei medici che hanno rispettato l’obbligo.

La legge della Regione Puglia prevede che «al fine di prevenire e controllare la trasmissione delle infezioni ai pazienti, ai loro familiari, agli altri operatori e alla collettività» la Regione Puglia individua «i reparti dove consentire l’accesso ai soli operatori che si siano attenuti alle indicazioni del Piano nazionale di prevenzione vaccinale vigente».

Michele Emiliano

Le due regioni sfidano il governo

Il neo sottosegretario Marcello Gemmato (Fdi) ha annunciato di voler impugnare la legge della regione che si oppone al decreto del governo. Alla dichiarazione di impugnazione risponde il governatore Emiliano che ricorda a Gemmano che “tra leggi nazionali e leggi regionali nelle materie concorrenti come la Sanità non c’è un rapporto di gerarchia che fa prevalere le prime sulle seconde, salvo che ci sia una lesione delle attribuzioni del Parlamento. Ma queste ultime devono essere impugnate tempestivamente dal Governo, fatto questo non avvenuto nel nostro caso, essendo la legge in questione del 2021».

Il governatore campano De Luca ha firmato una direttiva inviata ai direttori delle Asl che prevede l’obbligo di definire “l’impiego del personale sanitario non vaccinato tutelando la salute dei pazienti e degli operatori vaccinati”, saranno utilizzate le azioni necessarie per contrastare il contagio evitando il contatto con i pazienti del personale non vaccinato.

Il ministro della Salute Schillaci è intervenuto a difendere il decreto motivandolo con la grave carenza di organico a cui si può sopperire reintegrando i 4mila medici non vaccinati. Poi saranno le singole Asl a valutare meglio dove potranno lavorare. Ma l’ordine dei medici dice che in effetti sono solo la metà dei medici che andranno reintegrati perché gli altri in età pensionabile. Una carenza non risolvibile in questo modo.