Che ne sarà del canone Rai? I sindacati pretendono una risposta chiara dal governo sulle previsioni del prossimo anno.
Non è stata ancora ufficializzata nessuna notizia sulla questione del canone Rai, e con il tempo che scorre i lavoratori chiedono spazientiti una risposta al governo. “Togliere il canone dalla bolletta elettrica, significherebbe probabilmente dare nuovo fiato all’evasione di quella che, viene a torto considerata da molti un pesante prelievo”, dicono i sindacati.
Cosa succede dal 2024 al canone Rai?
Anche se l’Italia aveva promesso di eliminare dal 2023 l’obbligo per le compagnie che vendono elettricità di “raccogliere tramite le bollette somme che non sono direttamente correlate con l’energia”, il canone Rai è ancora presente.
Tuttavia, nei mesi scorsi il ministro dell’economia Giorgetti ha rivelato l’intenzione del governo di far uscire dalla bolletta dell’elettricità il canone, entro il 2024. A marzo è stato depositato in Senato un disegno di legge che prevede una progressiva riduzione dell’importo con un taglio a cadenza annuale del 20% “fino al suo totale azzeramento” in cinque anni.
Ancora però nulla di effettivo, quindi i dubbi sorgono spontanei: revisionare la modalità di riscossione dell’imposta o andare verso l’abolizione tout court dell’imposta?
“Bollettino? La morte dell’azienda”
Il tempo scorre inesorabile e i sindacati restano ancora con mille interrogativi su ciò che potrebbe accadere con il canone Rai. “C’è un problema legato a come si sostenta quest’azienda, non esiste in natura un’azienda che possa fare un piano industriale senza avere certezza del proprio budget”, ha detto Riccardo Saccone, segretario nazionale del sindacato dei lavoratori della comunicazione.
Si chiede una risposta sulla riscossione del canone, se con la bolletta della luce o con un ritorno al bollettino. Se quest’ultima dovesse essere l’ipotesi più accreditata, “sarebbe la morte per quest’azienda che non ha più la struttura dedicata all’esazione del canone”.
Questo vorrebbe dire “condannare l’azienda a non avere certezza del proprio budget. Non esiste al mondo un’azienda che possa fare un progetto di sviluppo senza avere certezza dei fondi che avrà a disposizione”, conclude il sindacalista.