Caso Almasri: cosa non torna nella versione del ministro Nordio

Caso Almasri: cosa non torna nella versione del ministro Nordio

Il ministro Carlo Nordio ha parlato in Aula del caso Almasri. La sua versione, però, non ha convinto. Dubbi, incertezze e cosa non torna.

Le opposizioni hanno già alzato la voce verso la Premier Meloni per il caso Almasri, il generale libico arrestato e poi liberato dall’Italia. In Aula, però, al momento è toccato ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi riferire e dare la loro versione dei fatti. In particolare il primo ha avuto modo di ricostruire la vicenda anche se, la sua nuova versione, ha lasciato qualche dubbio.

Carlo Nordio – www.newsmondo.it

Caso Almasri, la versione di Nordio

Intervenuto in aula, Nordio ha subito ribadito la propria posizione: “Il ruolo del ministro non è semplicemente quello di un organo di transito delle richieste: è un organo politico che deve meditare sul contenuto di queste richieste in funzione di un eventuale contatto con altri ministeri e funzioni organo dello Stato”, le sue parole.

“Non faccio da passacarte, ho il potere di interloquire con altri organi dello Stato in caso di necessità e questa necessità si presentava eccome. Inoltre serve valutare la coerenza delle conclusiono cui perviene la decisione della Cpi”.

Il ministro ha quindi proseguito: “Questa coerenza manca completamente e quell’atto era nullo, in lingua inglese, senza essere tradotto, e con vari allegati in lingua araba”. In questa ottica, Nordio ha focalizzato la propria attenzione su degli errori che la Corte dell’Aia avrebbe commesso come “la data in cui sarebbero avvenuti i crimini: si dice a partire dal marzo 2015, ma nel preambolo si parlava del febbraio 2011, quando Gheddafi era ancora al potere”.

Le parole sulla magistratura

Tra gli altri passaggi di Nordio in Aula anche l’affondo su certa magistratura: “Mi ha deluso l’atteggiamento di una certa parte della magistratura che si è permessa di sindacare l’operato del ministero senza aver letto le carte. Cosa che può essere perdonata ai politici, ma non a chi per mestiere le carte le dovrebbe leggere. Con questa parte della magistratura, se questo è il loro modo di intervenire in modo sciatto“, le sue parole.

Cosa non torna

Ma cosa non convince di questa versione del ministro? Di fatto, Nordio ha posto l’accento su degli errori della Commissione dell’Aia in merito alle date di commissione dei reati contestati ad Almasri. Per questo vizio, il Guardasigilli non ha dato seguito alla richiesta giunta dall’Aia. “Un atto, secondo noi, radicalmente nullo”, ha spiegato il ministro.

Una situazione che contrasta con il comportamento successivo tenuto dopo che la Procura generale di Roma gli si rivolse chiedendo “le determinazioni in ordine all’attività da porre in essere”, ovvero il via libera all’arresto che avrebbe sanato i vizi procedurali rilevati da magistrati. In quella occasione, infatti, il ministro non ha menzionato le incongruenze ma si era limitato a non rispondere.

Nordio ha poi omesso di sottoporre i rilievi avanzati in questa nuova ricostruzione alla Corte dell’Aia in tempo utile per rimediare. In questa ottica, come sottolineato anche dal Corriere della Sera, solo il 24 gennaio la Cpi ha emesso un nuovo provvedimento senza le incongruenze sottolineate dal ministro. Una tempistica che contrasta con quanto accaduto il 18 gennaio quando la Corte, oltre al mandato d’arresto aveva indicato in una nota il nome, il numero di telefono e l’indirizzo email da contattare in caso di problemi. Contatti non avvenuti.

Adesso, il ministro Nordio ha cambiato la sua versione e ha anche menzionato il fatto di avere intenzione di chiedere lui dei chiarimenti alla Cpi relativamente alle motivazioni di un mandato d’arresto scritto, a suo modo di vedere, così male da non poter essere eseguito.

Parla Piantedosi

In Aula ha riferito anche il ministro Piantedosi che ha spiegato: “Smentisco, nella maniera più categorica, che, nelle ore in cui è stata gestita la vicenda, il Governo abbia ricevuto alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto da parte di chiunque, come è stato adombrato in alcuni momenti del dibattito pubblico sviluppatosi in questi giorni”.

E ancora: “Al contrario, ogni decisione è stata assunta, come sempre, solo in base a valutazioni compiute su fatti e situazioni (anche in chiave prognostica) nell’esclusiva prospettiva della tutela di interessi del nostro Paese”. Il Ministro ha quindi ribadito: “L’espulsione di Almasri è da inquadrare nelle esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato e della tutela dell’ordine pubblico, che il Governo pone sempre al centro della sua azione, unitamente alla difesa dell’interesse nazionale che è ciò a cui lo Stato deve sempre attenersi nell’obiettivo di evitare, in ogni modo, un danno al Paese e ai suoi cittadini”.

Argomenti