Caso Cucchi, annullate le condanne per falso di due carabinieri

Caso Cucchi, annullate le condanne per falso di due carabinieri

La Cassazione ha annullato le condanne di un maresciallo e un carabiniere, nel secondo processo per la morte di Stefano Cucchi.

Dopo l’accusa della Procura di Roma contro i tre carabinieri di aver detto il falso negli atti pubblici, nell’ambito del processo sui depistaggi del caso Cucchi, adesso la decisione della Corte di Cassazione cambia tutto. I giudici annullano le condanne di Roberto Mandolini e Francesco Tedesco.

Annullate le condanne per due carabinieri

Nella giornata di ieri, martedì 31 ottobre, la Corte di Cassazione ha dichiarato prescritto il reato di falso del maresciallo Roberto Mandolini e del carabiniere Francesco Tedesco.

I due erano stati condannati a 3 anni e 6 mesi e 2 anni e 4 mesi dalla Corte d’Assise d’appello di Roma, per aver falsificato il verbale di arresto di Stefano Cucchi, il giovane romano che nel 2009 perse la vita a causa delle percosse subite dagli agenti in custodia cautelare.

Entrambi erano stati processati in corte d’assise insieme ai militari Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, condannati per omicidio preterintenzionale e per essere stati i responsabili materiali dell’uccisione di Stefano. 

Ilaria Cucchi: “Salvato dalla prescrizione”

Con un post su Facebook, la sorella di Stefano – Ilaria Cucchi – scrive:Roberto Mandolini. Colpevole e salvato dalla prescrizione”.

Ma replica l’avvocato difensore Francesco Petrelli, dichiarando: “Questa sentenza pone fine a una vicenda drammatica che ha causato grandi sofferenze. Il carabiniere Tedesco che ha coraggiosamente contribuito all’accertamento della verità è stato assolto da tutti gli altri reati dei quali era accusato per cui l’esito della prescrizione per un residuo reato di falso che non ha mai commesso non ci soddisfa certamente, tuttavia potremo commentare questa decisione controversa solo quando avremo letto le motivazioni dei giudici della Cassazione”.

Il legale di Mandolini, Giosuè Bruno Naso, commenta aspramente: “È una sentenza pilatesca, come al solito la Cassazione non ha avuto coraggio, avrebbe dovuto annullare senza rinvio la sentenza per insussistenza del fatto. Così invece è un colpo al cerchio e uno alla botte, la Cassazione non sorprende mai”.