M5s, chi sono i nemici interni di Luigi Di Maio

M5s, chi sono i nemici interni di Luigi Di Maio

Rivoluzione, chi sono i nemici interni di Luigi Di Maio, quelli che lo hanno spinto alle dimissioni da capo politico (in attesa di una svolta).

Luigi Di Maio, al momento dell’annuncio delle sue dimissioni da capo politico del Movimento 5 Stelle, ha puntato il dito contro i nemici interni, che sarebbero quelli che lo hanno spinto a un’azione responsabile. Al passo indietro, alle dimissioni.

Luigi Di Maio

Chi sono i nemici ‘interni’ di Luigi Di Maio

Dall’inizio del governo al fianco del Partito democratico, i nemici interni di Luigi Di Maio si sono moltiplicati e si sono andati a sommare a quelli che avevano voltato le spalle al leader politico quando aveva spostato il MoVimento a destra, sulle orme della Lega. Ma a chi si riferiva il ministro degli Esteri quando chiedeva dignità e sparava ad alzo zero contro i traditori della fiducia?

Alessandro Di Battista e Paragone

Si tratta di due figure non paragonabili e di certo molto diverse tra loro, ma la sensazione è che sia Alessandro Di Battista (non citato da Di Maio nel suo discorso) che Gianluigi Paragone abbiano a loro modo sparigliato le carte tra i pentastellati. I due uomini forti estranei ai giochi di potere non hanno risparmiato critiche nei confronti dell’orientamento politico del Movimento e hanno dato linfa vitale alle fazioni anti-Di Maio.

Beppe Grillo

Forse il Garante del Movimento 5 Stelle non è stato propriamente un nemico di Luigi Di Maio ma di certo non gli ha reso la vita facile. È stato Beppe Grillo a spingere (secondo alcuni a costringere) il capo politico ad accettare di formare un governo con il Partito democratico, tappa che ha segnato l’inizio della crisi pentastellata. Da quel momento in avanti le cose sarebbero solo peggiorate.

Patuanelli

Nel corso dei mesi Patuanelli è diventato una figura forte all’interno del MoVimento, secondo alcuni una vera e propria alternativa a Luigi Di Maio. Rappresenta l’ala dei riformisti e non è da escludere che in occasione degli stati generali possa presentare la sua candidatura insieme con un suo progetto.

fonte foto https://www.facebook.com/LuigiDiMaio/

E adesso che succede?

Mentre la politica va avanti con il Centrodestra che guarda alle elezioni in Emilia Romagna nella speranza di rovesciare il governo e mentre l’esecutivo guidato da Conte deve andare avanti prendendo scelte importanti e discusse (concessioni ad Autostrade, riforma della legge elettorale e Giustizia, tanto per citare tre appuntamenti caldi), il Movimento deve fare i conti con una fase di transizione.

Crimi ha fatto sapere di non sentirsi un traghettatore e di avere tutti i poteri del capo politico. Resta ora da vedere se in questi due mesi di interregno vorrà limitare i danni e le azioni del Movimento o se vorrà schiacciare il piede sull’acceleratore dando una svolta. Magari nella speranza di meritarsi la conferma in occasione degli stati generali.