Un docente del Mim avrebbe minacciato la figlia della premier Meloni. La politica condanna il gesto e il ministro Valditara annuncia sanzioni.
Negli ultimi anni, la comunicazione politica ha assunto toni sempre più accesi, ma gli insulti alla famiglia della premier Giorgia Meloni non sono accettabili. Il confronto democratico lascia spesso spazio a forme estreme di espressione, dove l’insulto e la minaccia sostituiscono il dialogo civile. I social network amplificano questa tendenza, trasformando l’indignazione in un campo di battaglia virtuale. Tuttavia, in alcuni casi, si varcano confini che non dovrebbero mai essere superati.

Un clima sempre più avvelenato
Non è raro che figure pubbliche vengano prese di mira online, ma negli ultimi giorni si è verificato un episodio che ha scosso l’intera opinione pubblica: un attacco rivolto non a un politico direttamente, ma a sua figlia minorenne. Una violenza verbale inaccettabile, che ha suscitato una reazione unanime di condanna.
Solidarietà trasversale e indagini in corso
Il messaggio, attribuito a un dipendente del Ministero dell’Istruzione (Mim), recita: “Auguro alla figlia della Meloni la sorte della ragazza di Afragola”. Una frase che ha scatenato un’immediata reazione politica. Il ministro Valditara ha dichiarato: “Individueremo l’autore”, promettendo accertamenti rigorosi.
La premier Giorgia Meloni ha rotto il silenzio con un post su X, definendo il contesto attuale “qualcosa di più oscuro, che racconta un clima malato, un odio ideologico, in cui tutto sembra lecito, anche augurare la morte a un figlio per colpire un genitore”. Ha poi concluso: “Esistono confini che non devono essere superati mai. E difenderli è una responsabilità che va oltre ogni appartenenza.”
Anche il ministro Piantedosi ha denunciato episodi simili rivolti alle sue figlie: “Vedi che anche voi rubate i soldi e il cibo dei nostri figli. Quindi confermo l’augurio anche ai tuoi.”
Solidarietà anche dalla sorella della premier, Arianna Meloni: “Rispetto a questa ignobile barbarie, tutto lo sdegno possibile! La condanna sia unanime e forte. A mia sorella Giorgia e a mia nipote giunga il mio più affettuoso e protettivo abbraccio.”
Il punto centrale? Il gesto non è solo una minaccia personale, ma un segnale allarmante di un clima sociale e politico profondamente malato. La politica risponde compatta: “Non si fa mai, non si deve fare.”