La Commissione Finanze propone di estendere il ravvedimento speciale per le Partite Iva fino al 2026, includendo anche l’anno d’imposta 2023.
Negli ultimi anni, il mondo delle Partite Iva ha visto l’introduzione di strumenti innovativi per favorire la compliance fiscale. Tra questi, il concordato preventivo biennale si è imposto come una formula per stabilire preventivamente il reddito imponibile, offrendo maggiore certezza e riducendo i rischi di controlli futuri. Questa misura, rivolta ai soggetti Isa, ha rappresentato un passo avanti nel rapporto tra contribuenti e fisco, introducendo un meccanismo di collaborazione preventiva che ha trovato spazio nel sistema tributario italiano.

Il concordato preventivo biennale e le sue opportunità
Parallelamente, si è affiancata l’esigenza di permettere ai contribuenti di regolarizzare eventuali irregolarità pregresse, portando all’introduzione di strumenti straordinari di definizione agevolata.
Il ravvedimento speciale e la nuova proposta di estensione
Per agevolare l’adesione al concordato preventivo biennale, nel 2023 era stato introdotto il ravvedimento speciale, una sanatoria che consentiva di chiudere le posizioni fiscali relative agli anni d’imposta dal 2018 al 2022 con il pagamento di una somma ridotta, fino a un massimo di mille euro per anno, da versare entro il 31 marzo 2024. Tuttavia, questa opportunità era riservata esclusivamente ai contribuenti che avevano accettato l’accordo biennale con il fisco.
Oggi, la Commissione Finanze della Camera torna a spingere su questo fronte, proponendo una riapertura del ravvedimento speciale e l’estensione dei suoi effetti. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, il Parlamento sta facendo pressione sul Governo per ampliare la sanatoria anche alle Partite Iva che aderiranno al concordato preventivo biennale 2025-2026, includendo nel perimetro della definizione agevolata anche l’anno d’imposta 2023.
La proposta, contenuta nel parere della Commissione al decreto correttivo del concordato (relatrice Mariangela Matera, Fratelli d’Italia), punta dunque a estendere sia la platea dei beneficiari sia il periodo oggetto di sanatoria. La decisione finale spetterà ora all’esecutivo, che dovrà valutare se accogliere questa richiesta e riaprire le porte a una nuova fase di regolarizzazione per le Partite Iva interessate al concordato preventivo biennale.