Bonus partita Iva, consigliera di Milano si autodenuncia: “Non vivo di politica”

Bonus partita Iva, consigliera di Milano si autodenuncia: “Non vivo di politica”

Una consigliera del Comune di Milano ammette di aver chiesto il bonus partita Iva: “Non vivo di politica”. Ed è subito polemica.

MILANO – Una consigliera del Comune di Milano ammette di aver chiesto il bonus partita Iva. Un’autodenuncia arrivata direttamente al Corriere della Sera dicendosi indignata del paragone con deputati e assessori. “Noi non facciamo politica per arricchirci – ha detto Anita Pirovano di Sinistra Ecologia e Libertà – ricevo un gettone di presenza di circa 80 euro lordi a seduta. Quindi, per riuscire a ottenere un’autonomia di reddito medlio bisogna almeno avere un lavoro part-time“.

“Perché i lavoratori autonomi devono essere penalizzati?”

Ai microfoni del quotidiano la consigliere comunale ha spiegato di essere laureata in psicologia sociale e di aver “deciso di portare avanti le due professioni alla soglia dei 30 anni perché il mondo è precario […]. Quando si è aperta la possibilità di chiedere il bonus ho pensato in tutta tranquillità di usufruirne. Perché i lavoratori autonomi devono essere penalizzati?“.

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“Non vivo di politica”

Anita Pirovano ha precisato di non vivere di politica. “Non potrei – ha aggiunto – perché ho un muto, faccio la spesa e mantengo mia figlia. Ogni tanto mi piace uscire, andare in vacanza. Ho studiato fino al dottorato e all’esame di stato per diventare psicologa e ricercatrice sociale. Professione in cui negli ultimi tempi mi sembra spesso di essere più utile alla società che in consiglio comunale. Infine, e soprattutto pur non cedendo alle sirene antipolitiche ho capito che avere un lavoro mi consente di essere più libera nell’impegno politico presente e anche più nelle scelte sul futuro, per definizione incerto“. Parole che hanno provocato diverse critiche con la stessa consigliera che ha replicato sui social.

Non è la prima volta che Anita Pirovano è al centro della polemica politica. Nel 2016 era finita nel mirino della Lega per aver portato la figlia in aula a Palazzo Marino. Anche in quel caso le polemiche non erano mancate con la maggioranza che ha difeso l’esponente di Sinistra, Ecologia e Libertà.

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