Un vertice ristretto ha anticipato la seconda giornata di lavori del Consiglio europeo. Una corsa contro il tempo per arrivare a un accordo complicatissimo.
Poco prima dell’inizio della seconda giornata di lavori del Consiglio europeo per il piano di rilancio dopo l’emergenza coronavirus è andato in scena un vertice ristretto al quale hanno preso parte i sette protagonisti della trattativa per il Recovery fund.
Vertice a sette prima dell’inizio della seconda giornata di lavori del Consiglio europeo
I magnifici 7 sono la Cancelliera Angela Merkel, Macron, Giuseppe Conte, Pedro Sanchez, Mark Rutte, Charles Michel e Ursula von der Leyen. Lo scopo è quello di avvicinare Italia e Olanda, ai ferri corti dopo la prima giornata di lavori.
Conte ha fissato la linea rossa: per potenza di fuoco e governance non sono ammessi passi indietro rispetto alla proposta della Commissione europea.
Mark Rutte ha fissato la sua: controlli stringenti sull’erogazione dei fondi. Chiede che per erogare i contributi ci sia il voto all’unanimità, proposta considerata inammissibile dall’Italia.
Una corsa contro il tempo per un accordo che sembra lontanissimo
È iniziata una corsa contro il tempo. La prima giornata di lavori si è conclusa con un nulla di fatto. Anzi, forse è emerso anche qualche problema imprevisto. L’intenzione dei più è però quella di arrivare alla conclusione della trattativa in tempi brevi. A fine luglio c’è l’ultima scadenza utile. Il sogno di molti è quello di strappare un accordo già al termine del Consiglio europeo straordinario. Uno scenario che sembra quasi impossibile.
Tagli ai sussidi, la nuova proposta di Michel
Charles Michel, stando alle ultime informazioni raccolte, sarebbe pronto a presentare una nuova proposta sul Recovery fund, raccogliendo le richieste dell’Italia e quelle dell’Olanda. E Conte e Rutte sono chiamati a fare un passo indietro per arrivare a una mediazione.
La nuova proposta vede una diminuzione delle risorse a fondo perduto, compensata da un aumento dei prestiti. Si passerebbe così a una proposta formata da 450 miliardi di aiuti a fondo perduto e 300 miliardi di prestiti.
Il taglio dei rimborsi sarebbe di cinquanta miliardi, una cifra significativa ma che non sposta di molto gli equilibri. I cinquanta miliardi in questione passano alla voce prestiti, quindi soldi da rimborsare.
Per quanto riguarda il Super freno di emergenza, la proposta prevede che ad esaminare i piani nazionali sarà la Commissione, ma ogni Paese potrà frenare l’iter per l’assegnazione dei fondi rimandando il dossier ai ministri delle Finanze o al Consiglio.
Salgono inoltre i rebates, altra esca messa sul piatto nella speranza di convincere i Paesi del Nord ad accettare la proposta.