Cop26 Glasgow, l’Italia non ha firmato l’accordo sulle auto elettriche: per quale motivo?
È passata in secondo piano o comunque non ha trovato molto spazio sui media la notizia del no dell’Italia al patto sulle auto elettriche proposto nel corso della Cop26. E va detto che l’Italia è in buona compagnia. Anche la Germania infatti non ha firmato l’accordo per la messa al bando delle auto a combustione interna entro il 2035. Una scelta che potrebbe sembrare sorprendente ma che ha una motivazione di fondo anche forte.
Cop26, cosa prevede l’accordo sulle auto elettriche
Partiamo dalle basi. Il patto sul tavolo dei delegati presenti alla Cop26 di Glasgow prevede di fatto che vengano messe al bando tutte le auto con motore a combustione interna entro il 2035. In altre parole l’impegno è a togliere dalla strada le auto a benzina e diesel nel giro di meno di venti anni. A partire da quella data si dovrebbe procedere con l’immatricolazione di auto elettriche o comunque a zero emissioni.
Giorgetti: “Decarbonizzazione non può diventare sinonimo di elettrico”
Italia e Germania non hanno aderito e non hanno preso impegni a riguardo. Perché? Per quanto riguarda la posizione dell’Italia un’indicazione chiara arriva da Giorgetti: “Dobbiamo affrontare la transizione ecologica con un approccio tecnologicamente neutrale: decarbonizzazione non può diventare sinonimo di elettrico. Così facciamo diventare ideologico un percorso che invece deve essere razionale“, ha dichiarato come riferito da il Corriere della Sera.
Le alternative
La posizione dell’Italia è chiara: non inquinante non significa necessariamente elettrico. Ma esattamente quale potrebbe essere l’alternativa all’elettrico? Una valida alternativa potrebbe essere l’idrogeno. Le auto ad idrogeno potrebbero rappresentare una valida alternativa a quelle elettriche.
Cop26, perché l’Italia non ha firmato l’accordo sulle auto elettriche
A questo punto diventa chiara la risposta alla nostra domanda di partenza: perché l’Italia non ha firmato l’accordo sulle auto elettriche? Perché, alla luce dei tempi stretti fissati dall’accordo e alla luce dell’obiettivo ambizioso, il timore è quello di dover procedere necessariamente lungo la via dell’elettrico, che invece non è l’unica alternativa al vaglio delle autorità italiane per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni.