I rider in rivolta, chiedono garanzie e tutele in questo periodo di emergenza coronavirus. L’appello al governo. Ma la consegna a domicilio è un servizio necessario?
Le misure stringenti adottate dal governo per contenere l’emergenza coronavirus non accontentano tutti. Anzi, ci sono categorie di lavoratori in rivolta perché costretti a lavorare nonostante i rischi. Tra questi ci sono i rider, i fattorini che si occupano di consegnare cibo a domicilio. Attraversano la città, entrano in contatto con le persone. Rischiano.
Emergenza coronavirus, rider in rivolta
I diretti interessati conoscono bene la situazione e si appellano al governo. La richiesta è comprensibile. Avere un reddito per poter rimanere a casa in questi giorni di emergenza. L’idea delle sigle sindacali è quella di arrivare alla sospensione del servizio, ma senza un rimborso economico molte persone andrebbero in difficoltà. E inevitabilmente si chiede una soluzione al governo, anche perché in molti casi i rider non possono rispettare le norme igienico-sanitarie richieste.
La consegna a domicilio è un servizio indispensabile?
In molti si domandano se la consegna del cibo a domicilio debba essere considerato come un servizio indispensabile. Forse per non abbandonare le persone in difficoltà (anziani e malati), ma per queste categorie dovrebbero muoversi altre realtà, come la Protezione Civile o la Croce Rossa.
Pochi controlli, così rider e clienti non sono tutelati
Attenzione. In Cina i fattorini hanno continuato a fare consegne. Ma erano soggetti a un controllo meticoloso durante lo svolgimento della propria attività. Controllo della temperatura. disinfettante, antibatterico. Tutto registrato. In Italia la situazione è decisamente differente. I controlli sono inesistenti o quasi e le aziende, almeno per il momento, non hanno fornito materiale sanitario ai rider.
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