Gli errori (e le scelte virtuose) dell’Italia nella lotta al coronavirus

Gli errori (e le scelte virtuose) dell’Italia nella lotta al coronavirus

Coronavirus, gli errori e le scelte virtuose dell’Italia di fronte all’epidemia ‘nata’ in Cina e arrivata nel nostro paese. Inevitabilmente.

Partiamo da un presupposto. Il contagio da Coronavirus in Italia (tutti gli aggiornamenti in tempo reale) era inevitabile. Detto ciò, comprensibilmente. la macchina delle istituzioni sembra aver commesso qualche errore nella lotta al COVID-19. Era inevitabile. Eravamo e siamo di fronte a una situazione nuova ma che con ogni probabilità potrebbe ripetersi in futuro. Per questo motivo è cosa giusta analizzare le decisioni virtuose e quelle poco utili se non addirittura deleterie.

Coronavirus, gli errori e le scelte giuste dell’Italia: dubbi sullo stop dei voli da e verso la Cina

Partiamo dall’inizio. Di fronte all’emergenza sanitaria l’Italia ha reagito chiudendo immediatamente il traffico aereo diretto con la Cina. Una decisione che ovviamente ha fatto discutere e che per molti continua ad essere un provvedimento inutile. E in effetti il COVID-19 non si è fermato nei porti o negli aeroporti. O si chiudono tutti i confini o, nel mondo collegato del 2020, si scelgono altre vie.

E non è un caso che l’Italia, che nel mese di febbraio è diventata il lazzaretto d’Europa, come ci vedono all’estero, abbia chiesto ai Paesi vicini di non chiudere le frontiere. Una decisione del genere ha evidenti contraccolpi sull’economia e sui rapporti diplomatici tra gli Stati.

Il mondo scientifico si divide. Per molti il provvedimento era inevitabile, per altri assolutamente inutile, anche perché con ogni probabilità il coronavirus era arrivato in Italia già alla fine di gennaio. Il tutto senza considerare che molte persone sono arrivate dalle zone a rischio in Italia con voli indiretti.

fonte foto https://www.facebook.com/Alitalia.Italia/

Le misurazioni della temperatura

Nei porti e negli aeroporti è scattata la misurazione della temperatura. Lo scopo era quello i individuare pazienti con la febbre e quindi potenziali casi di contagio da nuovo coronavirus. Questa sembra una misura limitata per almeno due motivi. La febbre è legata a diverse patologie e in fase di incubazione non si rilevano sintomi.

Fonte foto: https://www.facebook.com/pg/ItalianRedCross

Caccia al coronavirus: l’uso dei tamponi

Secondo molti esperti l’impennata dei casi di coronavirus in Italia è legata anche alla ricerca capillare fatta sul territorio italiano. Le autorità nostrane sono andate a caccia del COVID-19 facendo tamponi su larga scala. In Italia quindi la situazione non sarebbe più grave rispetto ad altri paesi europei. Solo che in Italia si sta cercando in maniera capillare. Anche questo provvedimento ha una validità limitata. I tamponi possono dare esito negativo in fase di incubazione e potrebbero non individuare un soggetto positivo a meno che non si ripeta il test a distanza di almeno quindici giorni. Una pratica che, se moltiplicata per tutti i casi, andrebbe a paralizzare parte del sistema sanitario e i laboratori di analisi. Lo strumento è efficace se non addirittura indispensabile. Ma non è sostenibile su larga scala.

Fonte foto: https://www.facebook.com/DPCgov/

La quarantena e l’isolamento della zona rossa

La validità di una misura come la quarantena è confermata dalla sua storicità, ossia dal fatto che si tratta di una pratica radicata nel tempo. E non a caso è considerata come uno dei sistemi più efficaci contro le epidemie.

La chiusura della zona rossa, secondo lo stesso principio, deve essere considerata come una misura efficace per contenere il contagio anche dal punto di vista geografico. Ovviamente casi positivi, come accaduto in Italia, possono registrarsi anche in zone diverse dall’epicentro, ma l’aspetto fondamentale è evitare la creazione di nuovi focolai.

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