In occasione dell’ultimo confronto con il governo, le Regioni hanno chiesto la didattica a distanza per i ragazzi delle superiori: no della ministra Azzolina.
L’aumento dei casi di coronavirus evidentemente preoccupa anche le Regioni, in particolar modo quelle più colpite, e la conferma arriva dal fatto che in occasione del confronto con il governo avvenuto nella serata del 12 ottobre qualcuno avrebbe chiesto di introdurre nel nuovo dpcm la Didattica a Distanza per i ragazzi delle scuole superiori. Stando alle ricostruzioni emerse a mezzo stampa, sarebbe stata la ministra Lucia Azzolina a chiudere la discussione con un secco non se ne parla neanche. O qualcosa del genere.
Coronavirus, l’ipotesi della Didattica a Distanza per gli studenti delle scuole superiori
La discussione è delicata. Da una parte non ci sono dubbi sul fatto che le scuole rappresentino un contesto a rischio per quanto riguarda la potenziale diffusione del Covid. Sarebbe poco onesto sostenere il contrario.
Inoltre gli spostamenti degli studenti più grandi, parliamo sostanzialmente dei ragazzi che frequentano le scuole superiori, aumentano la pressione sul trasporto pubblico. Che come testimoniato da diverse foto circolate sulla rete fatica e non poco ad evitare assembramenti, sia sulle banchine che sui mezzi.
C’è anche un terzo problema. I ragazzi delle superiori hanno evidentemente una fervente attività sociale extra-scolastica. Come tutti i ragazzi – e come è giusto che sia nel rispetto delle norme – escono, si incontrano, frequentano i locali. Di fatto aumentano le probabilità di contrarre il virus all’esterno della scuola.
Da qui la proposta di procedere con la Didattica a Distanza per gli studenti delle scuole superiori. Una proposta che non sarebbe neanche stata presa in considerazione dalla ministra Lucia Azzolina, che tanto ha faticato per arrivare alla riapertura in sicurezza della scuola.
No della ministra Azzolina alla DAD: “I ragazzi sono felici di essere tornati a scuola”
Sulla riapertura della scuola e sulla didattica in presenza la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, insieme con tutto il governo, ci ha messo la faccia. In maniera forse rischiosa se non addirittura avventata nelle settimane che hanno preceduto la riapertura degli istituti è passato il messaggio che di fatto la didattica in presenza rappresenti l’unica soluzione. Da qui la decisione di non procedere con un clamoroso passo indietro di fronte al primo aumento dei casi di coronavirus in Italia.
“I ragazzi sono felici di essere tornati a scuola. E ci devono rimanere. Anche per quelli più grandi la didattica in presenza è fondamentale perché garantisce formazione ma anche socialità, che altrimenti i giovani andrebbero a cercare altrove”, ha dichiarato la Azzolina ai microfoni dell’ANSA.
“I numeri e le analisi dell’Istituto Superiore di Sanità ci confermano che i contagi non avvengono dentro le scuole. L’attenzione deve essere invece orientata fuori, alle attività extrascolastiche, come ribadiamo da tempo”.
Ma si sarebbe trattato di un passo effettivamente così clamoroso?
La didattica a distanza nelle scuole
Dal punto di vista dell’immagine sì. La Didattica a Distanza per i ragazzi delle superiori avrebbe rigettato la ministra Azzolina al centro delle polemiche e nel mirino delle Opposizioni. Dal punto di vista pratico molti istituti – parliamo di scuole superiori – praticano la DAD in forma complementare. In poche parole, per ovviare ai problemi legati alla mancanza di spazio, una parte della classe segue le lezioni in presenza, l’altra parte da casa.