Migranti, corteo a Cutro davanti al mare: “Fermiamo la strage”

Migranti, corteo a Cutro davanti al mare: “Fermiamo la strage”

Circa 5mila persone ieri hanno partecipato alla manifestazione a Cutro che si è conclusa davanti al mare per le vittime del naufragio.

La Rete 26 febbraio ha organizzato una manifestazione ieri a Steccato di Cutro, nella cittadina calabrese dove è avvenuto la strage dei migranti per commemorare le 76 vittime del naufragio. Fiori e striscioni nel corteo che si è concluso con un minuto di silenzio in memoria delle vittime sulla spiaggia davanti al mare. Alla manifestazione “Fermare le stragi in mare subito” hanno preso parte persone provenienti da ogni regione. Presenti anche De Magistris, Mimmo Lucano e Cecilia Strada.

Sulla spiaggia dove è finito il lungo corteo è stata lasciata una corona di fiori. Un altro gruppo invece ha iniziato un momento di preghiera islamica. Al corteo di Cutro erano presenti decine di associazioni, sindacati e movimenti e anche partiti. Anche molti sindaci della regione Calabria che indossavano una fascia bianca al braccio in segno di lutto per i bambini morti. I giornalisti presenti invece hanno indossato un pass in ricordo della giornalista afghana morta nel naufragio.

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“Mi vergogno di essere occidentale”

“Questa croce è il simbolo della sofferenza oggi. E’ istintivo essere qui. C’è una piccola comunità a Riace che è rimasta sconvolta. Certe volte ci penso e mi vergogno di essere un cittadino occidentale. Quando ci sono queste fasi emergenziali, le comunità calabresi sono scosse e prevale subito quello spirito di solidarietà che non dimostra il governo. Sono anni e anni che imperversano, che si tenta di colpevolizzare e di criminalizzare le Ong, i salvataggi, chi si occupa di solidarietà” ha detto l’ex sindaco di Riace Mimmo Luciano.

Un altro sindaco calabrese era presente al corteo, il sindaco di Melissa dove nel 2019 dei cittadini evitarono la strage di 51 migranti. “Sono qui – ha detto Falbo – in virtù di quel soccorso, per fare capire che le vite in mare si devono salvare, che non si possono chiudere assolutamente le porte e si devono attuare politiche per creare dei corridoi umanitari per salvare queste persone che scappano dalla guerra e dalla disperazione. Loro non hanno assolutamente alcuna responsabilità ma la necessità di scappare dalla loro terra per poter vivere una vita normale”.

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