Cosa voterà il Parlamento nel 2025: dai giudici costituzionali alle armi per l’Ucraina, passando per il “salva Milano”.
Con la chiusura dei lavori parlamentari del 2024, il Parlamento si prepara ad affrontare un 2025 denso di appuntamenti. Camera e Senato riprenderanno le attività a gennaio, con un’agenda già colma di provvedimenti controversi.
Tra le priorità, spiccano la nomina di nuovi giudici della Corte Costituzionale, la riforma della giustizia e i delicati equilibri interni sulla questione delle forniture di armi all’Ucraina.
L’agenda del Parlamento nel 2025: cosa voterà
La prima sfida, come riportato da Today, sarà la nomina di quattro nuovi giudici della Corte Costituzionale, bloccata da mesi di fumate nere. Per eleggerli è necessario il quorum dei tre quinti, un obiettivo che richiede una difficile intesa tra maggioranza e opposizioni.
La Consulta, attualmente composta da 11 membri, si trova al minimo legale per operare, una situazione insostenibile.
Sul fronte legislativo, il Parlamento si occuperà anche della riforma della giustizia del ministro Carlo Nordio, che mira alla separazione delle carriere dei magistrati. Questa proposta, sostenuta dalla destra, vede le opposizioni impegnate in una dura battaglia con numerosi emendamenti.
Dalle armi in Ucraina al “salva Milano”
La questione delle forniture militari all’Ucraina continuerà a essere motivo di tensione. Mentre il Partito Democratico e i partiti centristi si dichiarano favorevoli, la Lega di Matteo Salvini potrebbe proporre un emendamento per limitare gli invii al 2025.
Un’altra sfida sarà rappresentata dal cosiddetto “salva Milano“, una legge pensata per sbloccare progetti edilizi bloccati da interventi della magistratura. Nonostante il testo sia stato approvato alla Camera, potrebbe subire modifiche al Senato, allungando i tempi per l’approvazione definitiva.
Ma non solo questi temi. L’8 gennaio si discuteranno le proposte di legge sulla legalizzazione della cannabis presentate da Alleanza Verdi Sinistra e Movimento 5 Stelle. Contemporaneamente, il governo cercherà di accelerare l’ormai arenata riforma del premierato.