Il presidente del Consiglio superiore di sanità fa il punto sulla situazione mascherine. Cosa ci aspetta nei prossimi mesi?
In occasione della scadenza dei protocolli di sicurezza di giovedì 30 giugno, i rappresentati delle imprese, i sindacati e l’esecutivo si incontreranno per discutere l’aggiornamento. Ancora non sappiamo cosa ci aspetta dopo il primo luglio per quanto riguarda la questione dell’uso delle mascherine.
Le mascherine, in quali luoghi di lavoro?
Secondo alcune indiscrezioni, la tanto attesa abolizione delle mascherine non avverrà in luglio. Si prospetta che l’obbligo continui a vigere, riguardando tutti quei lavoratori che risultano impossibilitati a mantenere la distanza di sicurezza con i colleghi.
Inoltre, le mascherine in questione dovranno essere Ffp2, e non più le semplici chirurgiche. Secondo quanto previsto dai protocolli vigenti, la distanza sociale di sicurezza dovrebbe essere di almeno un metro. Ma, alla luce del ritorno fisico negli ambienti lavorativi, la distanza di sicurezza potrebbe anche aumentare a due metri.
L’obbligo di indossare la mascherina Ffp2 potrebbe non decadere anche per tutte le persone che lavorano a diretto contatto con il pubblico. Tra questi baristi, camerieri, sportellisti senza protezione in vetro o plexiglas. Ma anche cuochi, aiuto cuochi, pizzaioli: tutti quei lavoratori che entrano a contatto con il cibo, o che comunque si ritrovano ad avere contatti con il pubblico.
Secondo quanto stabilito dalla circolare del ministro Brunetta, che si riferisce al settore pubblico, da tempo l’obbligo di mascherina risulta essere una semplice raccomandazione. La situazione è invece molto differente per quanto riguarda il settore privato. La Cgil sembra appoggiare la proroga dell’uso delle mascherine, in nome della prudenza.
Il punto di Franco Locatelli
Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, in un’intervista a Repubblica ha parlato della situazione. “Siamo in una fase in cui è netto e consolidato l’incremento della circolazione virale, dovuto a due fattori. Abbiamo delle varianti con indici di contagiosità altissimi, a livello del morbillo, come Omicron Ba4 e Ba5 che oggi rappresentano già abbondantemente più del 50% dei ceppi virali identificati nel Paese. Il secondo fattore nasce dall’abbandono di gran parte delle misure non farmacologiche di contenimento”. E continua: “Ora deve entrare in gioco la responsabilità individuale. Le mascherine vanno usate quando ci sono rischi di contagio. La valutazione è stata dei colleghi del ministero Salute. Non vedo motivi per differenziare i comportamenti nei due ambiti. Chiaro poi che bisogna valutare il tipo di lavoro, dove viene svolto e con chi, facendo grande attenzione ai fragili”.