Il caso record di un paziente di 72 anni rimasto positivo al Covid-19 per 613 giorni e le implicazioni per lo sviluppo di nuove varianti.
Un caso senza precedenti ha interessato la comunità scientifica: un uomo di 72 anni, fortemente immunocompromesso, è stato positivo al Covid-19 per ben 613 giorni. Questo periodo di positività estrema è stato monitorato e studiato dagli esperti del Centro di Medicina Sperimentale e Molecolare (CEMM) dell’University Medical Center di Amsterdam. Mettendo in luce preoccupazioni significative riguardo il rischio di sviluppo di nuove varianti virali.
Il riscontro di una mutazione preoccupante
Il paziente, affetto da una condizione ematologica complicata da un trapianto allogenico di staminali, non è riuscito a rispondere efficacemente ai trattamenti esistenti, compresi i vaccini e gli anticorpi monoclonali. “Questo caso sottolinea il rischio legato a infezioni persistenti da Sars-CoV-2 in persone immunocompromesse,” hanno affermato i ricercatori. Il sequenziamento del virus ha rivelato lo sviluppo di una mutazione resistente agli anticorpi trattanti già 21 giorni dopo il trattamento iniziale.
Oltre il Covid
Gli autori dello studio hanno messo in luce come la lunga durata dell’infezione abbia permesso al virus di mutare in modo significativo. “Sebbene queste infezioni siano rare, potrebbero portare a un aumento del numero di mutazioni nel genoma del virus,” hanno spiegato, aggiungendo che “non tutte le varianti emergenti da questi pazienti si svilupperanno in una nuova variante di preoccupazione per la comunità, ma il rischio è reale.“
Per gestire meglio questi casi, è essenziale una stretta sorveglianza genomica e l’implementazione di test diagnostici precoci per i contatti sintomatici. “I meccanismi sottostanti alla nascita di una VoC sono molto più complessi e dipendono anche da fattori nella popolazione che circonda il paziente,” hanno concluso gli scienziati, sottolineando la complessità delle dinamiche virali.