Momento di dialogo a Quarta Repubblica tra Nicola Porro e Giuseppe Cruciani sul caso della morte di Ramy a Corvetto.
Il caso legato alla morte del giovane Ramy a seguito di un inseguimento con le forze dell’ordine nel quartiere Corvetto a Milano continua ad essere argomento scottante. A parlarne in queste ore sono stati Nicola Porro e Giuseppe Cruciani durante l’ultima puntata andata in onda di Quarta Repubblica su Rete 4.
Cruciani, il rischio dopo il caso Ramy
Sul caso Ramy e sull’incidente che ne ha portato alla morte si è discusso in modo animato, come detto, anche a Quarta Repubblica con Nicola Porro e Giuseppe Cruciani. Il conduttore de La Zanzara ha sottolineato ancora una volta quale sia la sua posizione sull’argomento: “I carabinieri hanno fatto benissimo a fare quell’inseguimento e quando le istituzioni mettono sul banco degli imputati i carabinieri allora è liberi tutti”.
Provocatorio, invece, Nicola Porro, che ha detto: “L’unica possibilità che noi abbiamo per uscire da questa impasse… Vorrei che si proponesse una legge in cui si aboliscono i posti di blocco della polizia e dei carabinieri, e si fanno dei posti facoltativi di fermata in cui c’è qualcuno che ti consiglia di fermati un attimo per identificarti…”, ha commentato in modo assolutamente velenoso il presentatore.
A questo punto, però, Cruciani è intervenuto spiegando, a suo modo di vedere, quale sia, adesso, il rischio relativo agli interventi dei carabinieri e della polizia. Secondo Cruciani – come riportato da Il Tempo – il pericolo è che adesso le autorità “prima di iniziare un inseguimento ci penseranno 10, 100, 1000 volte“.
“Non sono sullo stesso piano”
Cruciani ha quindi confermato il pensiero già manifestato nei giorni scorsi quando era intervenuto a ‘Dritto e Rovescio’: “Alla fine dei giochi quel filmato che abbiamo visto, che si dice di essere una prova inconfutabile della responsabilità dei carabinieri, non cambia assolutamente nulla di ciò che abbiamo raccontato in queste settimane e che alla fine si riduce ad un concetto molto molto semplice. Non sarebbe accaduto niente di tutto questo se il guidatore di quel grande e costoso scooter, Fares, si fosse fermato alle ripetute avvertenze dei carabinieri. Non si può mettere sullo stesso piano chi insegue e chi non si ferma”.