Lo studio del vaccino tedesco CureVac ha mostrato una efficacia inferiore al 50%. L’approvazione dell’Ema era attesa ma con questi dati non può essere rilasciata.
TUBINGA – Niente approvazione per CureVac, il vaccino made in Germany. Una doccia fredda non solo per il Paese teutonico ma per tutta l’Unione Europea. Bruxelles, nello scorso novembre, aveva stipulato un contratto che impegna CureVac a fornire (per iniziare) 225 milioni di dosi del proprio vaccino da distribuire tra gli stati membri. La produzione massiccia, però, rimane una sfida, che l’azienda tedesca sta affrontando stipulando accordi con altre realtà farmaceutiche europee per arrivare all’obiettivo di 1 miliardo di dosi nel 2022.
I primi dati sull’efficacia del vaccino
Il laboratorio tedesco CureVac aveva annunciato che il suo principale candidato al vaccino Covid-19 aveva mostrato solo il 47% di efficacia, secondo l’analisi di uno studio su larga scala, e in questa fase non soddisfa i criteri richiesti. Il vaccino a mRNA “ha raggiunto un’efficacia del 47% non soddisfacendo i criteri statistici di successo prestabiliti“, aveva affermato il laboratorio che intanto, sulla fiducia, aveva firmato un importante contratto d’ordine con l’Unione Europea. I dati erano quelli di uno studio di fase 2b/3 condotto su 40mila persone. Le 40mila persone coinvolte (un gruppo over 61 e uno tra i 18 e i 60 anni) avevano ricevuto 2 dosi di vaccino alla distanza di 28 giorni. Gli stessi dati confermavano comunque la sicurezza del vaccino.
Curevac, i risultati finali: efficacia al 48 per cento
I risultati finali della sperimentazione parlano di un’efficacia del 48%, decisamente più bassa rispetto ai dati di Pfizer e Moderna. La società ha comunicato che nella fascia di età 18-60 sono stati registrati risultati migliori con un’efficacia che arriva al 53%.
Le caratteristiche
Il vaccino anti-Covid di CureVac sfrutta la tecnologia a mRna per stimolare la risposta del sistema immunitario. Proprio come i prodotti di Pfizer e Moderna, contiene molecole di mRna per la proteina spike del coronavirus avvolte da nanoparticelle lipidiche per proteggere dalla degradazione e favorire l’assorbimento da parte delle cellule dell’organismo. Quando l’mRna entra in una cellula, questa lo legge e comincia a sintetizzare la proteina spike di Sars-Cov-2. Le cellule immunitarie riconoscono l’antigene virale come estraneo all’organismo, montando dunque una reazione di difesa che porta alla produzione di anticorpi specifici e di cellule della memoria capaci di riconoscere e neutralizzare il coronavirus vero e proprio.