I dati di Google sul coronavirus: diminuita la frequentazione di bar e ristoranti.
ROMA – Sono stati pubblicati i primi dati di Google sul coronavirus. Secondo quanto evidenziato dall’azienda di Mountain View, riportato da Sky TG24, in Italia durante la pandemia è diminuita la frequentazione di bar e ristoranti. Una riduzione del 40% rispetto al periodo pre-Covid.
I risultati sono aggiornati al 6 novembre e le variazioni giornaliere sono confrontate con quelle registrate prima della pandemia.
I dati regione per regione
La riduzione maggiore degli spostamenti è stata registrata in Valle d’Aosta (-75%). Sul podio Lombardia (-64%) e Piemonte (-61%). Numeri alti anche in Calabria, mentre in ultima posizione la Sardegna (-24%). Di seguito tutti i dati regione per regione:
Abruzzo: -26%
Basilicata: -29%
Calabria: -57%
Campania: -37%
Emilia-Romagna: -26%
Friuli Venezia Giulia: -26%
Lazio: -32%
Liguria: -26
Lombardia: – 64%
Marche: -27%
Molise: -28%
Piemonte: -61%
Puglia: -39%
Sardegna: -24%
Sicilia: -39%
Toscana: -30%
Trentino Alto Adige: -49%
Umbria: -30%
Valle d’Aosta: -75%
Veneto: -28%
Ristoranti e spazi affollati i luoghi più a rischio contagio: lo studio pubblicato su ‘Nature’
Una riduzione degli spostamenti che potrebbe essere dovuta alla paura delle persone di contrarre il virus. Secondo uno studio pubblicato su Nature e condotto da esperti della Stanford University e della Northwestern University, proprio i ristoranti e gli spazi affollati sono i luoghi più a rischio contagio.
“La riapertura di locali come ristoranti, centri fitness, caffè e hotel – il commento di Jure Leskovec della Standford University – comporta un rischio più elevato di trasmissione di SARS-CoV-2. La riduzione dell’occupazione in questi luoghi potrebbe contribuire a un calo significativo delle infezioni previste“. Uno studio effettuato su dati raccolti tra il 1° marzo e il 2 maggio 2020 grazie ai telefoni cellulari. Sono stati mappati i movimenti di 98 milioni di persone provenienti da metropolitane statunitensi come Chicago e San Francisco.
“Abbiamo previsto l’impatto di diverse strategie di approccio – ha detto Seria Yongchen Chang – ad esempio, limitare l’occupazione si una sede al 20% della capacità massima potrebbe ridurre le infezioni di oltre l’80%, ma allo stesso tempo porterebbe a un calo del solo 42% del numero complessivo di visite presso il locale“.