Al Corriere della Sera, il co-conduttore de “La Zanzara” parla delle proprie radici e della sua famiglia.
David Parenzo, noto co-conduttore del popolare programma radiofonico La Zanzara su Radio 24, e volto televisivo del programma In Onda su La7, si è recentemente concesso un’intervista al quotidiano Corriere della Sera. Durante l’intervista, Parenzo ha avuto modo di ripercorrere le tappe della propria vita e di raccontare in dettaglio il suo spettacolo teatrale, dal titolo “Ebreo”. Nel corso dell’intervista, Parenzo ha anche parlato della sua famiglia, in particolare di suo nonno materno.
Parenzo sul nonno: “Morì senza rinnegare la propria fede”
“Sì, era fascista. Si chiamava Sebastiano Caracciolo“, commenta David Parenzo durante l’intervista. “Figlio di socialisti di Catania, giovanissimo era partito volontario in guerra a Sarajevo e lì aveva conosciuto mia nonna Greta, di cui si era subito innamorato. Il conflitto divise i loro destini“.
“Dopo la guerra lui la fece cercare tramite la Croce Rossa e tornarono insieme. Fece carriera in polizia, finendo come questore a Cremona. Morì di cancro nel 2013, senza mai rinnegare la propria fede. Non le dico le discussioni: mi ricordo a tavola, con l’altro nonno, quello paterno, che era di sinistra…”, ha affermato lo scrittore.
Inoltre, Parenzo approfitta della storia del nonno materno per una considerazione sul fascismo di allora. “La situazione era più complessa. Non c’era nulla dell’affarismo di oggi. Questo anche per dire della complessità della famiglia in cui sono nato e in cui sin da piccolo si è parlato di politica“.
Lo spettacolo di Parenzo sulle sue origini
Durante l’intervista, il giornalista di Radio 24 ha approfondito la spiegazione del suo spettacolo e delle sue radici ebraiche. “In platea vengono i ventenni, pensano di assistere alla Zanzara. E invece parlo di pane azzimo e delle mie radici“.
“Alle elementari – continua – durante l’ora di religione, non dicevo le preghiere e una maestra chiamò i miei genitori dicendo: ‘Vostro figlio si spaccia per ebreo’. Mi cambiarono di istituto. Al liceo invece ogni tanto qualche battuta antisemita: tornavo a casa un po’ ferito“, conclude Parenzo.