Decreto Sicurezza, la CGIL di Napoli contro Matteo Salvini: la legge ingiusta mette a rischio centinaia di posti di lavoro.
Il decreto Sicurezza varato da Matteo Salvini continua a dividere e a far discutere. L’ultima polemica è quella legata alla chiusura dei centri di accoglienza. Nel piano varato dal Ministro dell’Interno si prevede infatti la sospensione delle attività per le strutture problematiche o comunque non in regola. La protesta arriva da alcuni sindacati – ma non solo – che hanno evidenziato come la chiusura delle strutture significhi il licenziamento di centinaia, forse migliaia, di dipendenti che lavorano nell’ambito dell’accoglienza.
Migranti, chiudono i centri di accoglienza: la nota della CGIL di Napoli
Duro il comunicato diramato nei giorni scorsi dalla CGIL di Napoli che ha denunciato come la chiusura dei centri di accoglienza causi il licenziamento di centinaia di dipendenti impegnati in attività legate alla gestione dei migranti e dei richiedenti asilo.
“Sono ormai migliaia i lavoratori impegnati nei centri di accoglienza di tutta l’Italia a rischio di licenziamento dopo l’entrata in vigore del Decreto Sicurezza e Napoli non ne è certamente esente. Sono anche questi gli effetti di una legge iniqua che sta mettendo in ginocchio tutto il sistema di accoglienza, determinando la chiusura di molti centri e riducendo drasticamente il numero delle ore di lavoro dedicate ai servizi”.
CGIL Napoli, la chiusura dei centri di accoglienza rappresenta un duro colpo alle strutture che garantiscono un reale percorso di integrazione
“Un duro colpo non solo a strutture sicure che garantiscono un reale percorso di integrazione ed educazione ma anche per il lavoro, per i tanti che con competenze diverse operano in quei centri“, prosegue la nota.
“La Cgil Napoli aveva già da tempo lanciato l’allarme anche nell’incontro tenutosi a Dicembre in prefettura e oggi più che mai chiede, insieme alla Funzione Pubblica di Napoli, che vengano messe in atto misure per contrastare i licenziamenti e gli effetti di una legge ingiusta le cui conseguenze ricadono, come troppo spesso avviene, direttamente sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori e a cancellare il diritti di coloro che scappano da guerre, miserie e disperazione”.