Delitto Lidia Macchi, assolto Stefano Binda. La Cassazione ha confermato la sentenza di secondo grado. Il delitto resta impunito.
MILANO – Delitto Lidia Macchi, assolto Stefano Binda. La Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d’Assise d’Appello che ha assolto l’imputato principale per l’omicidio della donna avvenuto nel 1987 nei boschi del Varesotto. Il presunto assassino era stato condannato in primo grado all’ergastolo ma in secondo è stata rivista la pena e giudicato innocente l’uomo.
Un giallo che quindi resta ancora irrisolto. La magistratura potrebbe riaprire le indagini per cercare di trovare chi ha ucciso Lidia. Un delitto che a distanza di oltre 30 anni continua ad essere irrisolto. E le prossime settimane potrebbero essere decisive per questa vicenda.
La difesa di Stefano Binda
Stefano Binda era presente in Aula durante il processo in Corte d’Appello. L’imputato aveva anticipato la richiesta della Procura della conferma dell’ergastolo con alcune dichiarazioni: “Sono innocente, non ho ucciso Lidia Macchi, non l’ho uccisa. Io non so nulla di quella sera: ero a Pragelato, solo quando sono tornato ho saputo della scomparsa. Sono estraneo ai fatti e a tutti gli addebiti“.
La vittoria degli avvocati di Stefano Binda
Un lungo percorso giudiziario che ha visto la ‘vittoria’ degli avvocati di Stefano Binda. In tutto questo periodo con la linea difensiva i legali hanno cercato di dimostrare l’innocenza del proprio assistito.
“Vorremmo che questa immagine di Stefano Binda – hanno precisato dopo l’udienza in Corte d’Appello – di un pazzo con la doppia personalità venisse cancellata. Non ho sentito una sola parola sul movente, che è stato costruito dopo la consulenza psichiatrica. In questi anni Binda non ha mai compiuto un gesto di violenza e ha sempre pagato per i suoi errori. Binda ha passato 50 anni senza problemi, non ha condanne e non ha mai avuto guai togliendo qualche banalità legata alla droga“.