Per il Pd il vicepremier e il Ministro degli Interni devono essere in quota dem. Luigi Di Maio potrebbe essere il nuovo ministro della Difesa.
Pd e Movimento 5 Stelle sono nuovamente al muro contro muro nella trattativa per la nascita del nuovo governo di maggioranza. La fase di stallo, se non addirittura di scontro, è legata, stando alle fonti dem, alla pretesa di Di Maio di assumere la carica di vicepremier.
Per il Segretario del Partito democratico si tratterebbe di una sgrammaticatura inaccettabile perché si pensa che il presidente del Consiglio sia già espressione del MoVimento. Che in effetti lo ha imposto agli alleati.
Zingaretti resta fuori dal governo
La posizione di Luigi Di Maio è complicata dal fatto che Nicola Zingaretti ha ribadito la sua volontà di rimanere fuori dalla squadra di governo. Se avesse accettato il ruolo di vicepremier si sarebbe potuta replicare la struttura del governo con la Lega, una via che non piace al Partito democratico, sempre alla ricerca di una forte discontinuità con i trascorsi leghisti dei Cinque Stelle.
Pd, Franceshini vicepremier
L’dea dei vertici del Pd sarebbe quella di inserire un solo vicepremier nella squadra di governo. Un vicepremier in quota dem che dovrebbe rispondere al nome di Franceschini. Il braccio di ferro tra le parti è snervante e Di Maio non sembra intenzionato a concedere un solo centimetro, consapevole del fatto che in gioco c’è anche la sua leadership nel MoVimento.
Orlando (o Ferrante) al Viminale
Sempre per questioni di regolamenti e consuetudini, con Giuseppe Conte premier Di Maio dovrebbe accantonare anche i piani per andare al Viminale come ministro degli Interni, Qui il Pd vorrebbe piazzare Orlando o un tecnico, che potrebbe rispondere al nome di Ferrante, candidato sindaco di Milano nel 2006 e prefetto.
Luigi Di Maio ministro della Difesa
Nel grande gioco dei quattro cantoni delle poltrone Di Maio potrebbe finire al Ministero della Difesa, andando a sostituire la sua Elisabetta Trenta, che in realtà avrebbe voluto confermare nella squadra di governo. La sensazione è che la formazione della maggioranza giallorossa possa dipendere dalla disponibilità di Di Maio a fare un passo indietro in termini di poltrone e incarichi.