La Food and Drug Administration ha approvato un nuovo farmaco potenzialmente in grado di contrastare l’insorgenza del diabete di tipo 1.
Si tratta dell’approvazione del primo farmaco che dovrebbe essere in grado di ritardare l’insorgenza del diabete di tipo 1. L’approvazione dell’innovativa terapia arriva direttamente dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense. Il farmaco in questione si chiama Tzield, ed è prodotto dalla casa farmaceutica Provention Bio.
Lo studio
Il suo principio attivo è il teplizumab, un anticorpo monoclonale anti-CD3 umanizzato. Risulta essere il primo trattamento approvato indicato per ritardare l’insorgenza del diabete di tipo 1. John Sharretts, direttore della Division of Diabetes, Lipid Disorders, and Obesity della FDA, ha spiegato: “L’approvazione odierna di una terapia di prim’ordine aggiunge un’importante nuova opzione terapeutica per alcuni pazienti a rischio”, dice. E prosegue: “Il potenziale del farmaco di ritardare la diagnosi clinica del diabete di tipo 1 può fornire ai pazienti mesi o anni senza il peso della malattia”.
In cosa consiste la malattia
L’insorgenza del diabete di tipo 1 emerge nel momento in cui il sistema immunitario di una persona attacca le cellule produttrici di insulina: si tratta dell’ormone che regola i livelli di zucchero nel sangue. Con il passare del tempo, la malattia va a peggiorare.
La cosiddetta fase 1 rappresenta il primo stadio della patologia. Nella fase 2, invece, il paziente perde l’autoimmunità delle cellule beta. La conseguenza immediata è uno squilibrio dei livelli di glucosio nel sangue. Nel terzo stadio la malattia diventa sintomatica e irreversibile. Da qui sorge la necessità di utilizzare l’insulina sotto forma di puntura.
Nella maggior parte dei casi, il diabete di tipo 1 si manifesta per la prima volta nei bambini e nei giovani. Una volta ottenuta la diagnosi, il paziente sarà costretto a somministrarsi delle iniezioni di insulina per il resto della sua vita. Lo scopo è quello di mantenere monitorati i livelli di zucchero nel sangue.
La dottoressa Eleanor Ramos, Chief Medical Officer di Provention Bio, ha affermato: “La progressione del T1D può essere particolarmente impegnativa; i pazienti che passano dallo stadio 2 alla fase 3 del T1D possono sviluppare chetoacidosi diabetica, possibilmente pericolosa per la vita. Il 50% dei pazienti allo stadio 3 presenta questa condizione”, dice.