Nasa e Noaa, il buco dell’ozono raggiunge le dimensioni minime dal 1983. Il ridimensionamento sarebbe però collegato all’aumento anomalo delle temperature.
Secondo i dati forniti dalla Nasa e dal Noaa, il buco nell’ozono sopra il Polo Sud è arrivato a ridursi del sessanta per cento rispetto allo scorso anno. Una notizia senza dubbio positiva ma che deve essere affrontata ed analizzata nel suo insieme. Le dimensioni del buco restano infatti notevoli.
Il buco dell’ozono raggiunge le dimensioni minime dal 1983
La notevole riduzione del buco sarebbe legata in particolar modo all’anomala ondata di caldo che ha interessato il paese nell’ultimo anno. Insomma, la notizia deve essere considerata positiva solo in parte, in quanto apre un’altra discussione, ossia quella del surriscaldamento del globo.
Stando alle misurazioni del 2019, il buco nell’ozono ha raggiunto le dimensioni di 9,3 milioni di chilometri quadrati. Si tratta della misurazione più bassa dal 1983. La cattiva notizia è che non ci sono dati che facciano presupporre che l’andamento possa continuare ad essere positivo. La riduzione sarebbe infatti legata soprattutto alle temperature elevate registrate nelle parti superiori dell’atmosfera.
L’allarme alla fine degli anni Novanta
Il problema del buco nell’ozono era diventato di primaria importanza negli ultimi anni del Novecento, quando i gas contenenti sostanze come cloro, fluoro e bromo hanno aperto una vera e propria voragine. Si tratta di gas comuni, contenuti negli estintori, nei frigoriferi comuni e nelle bombolette spray. Lo strato di ozono ha un’importanza rilevante per la terra in quanto funge da schermo dai raggi ultravioletti, altamente nocivi per l’uomo.
