Caso Petrocelli: dimissioni di massa nella commissione

Caso Petrocelli: dimissioni di massa nella commissione

Tutti i gruppi parlamentari della commissione esteri del Senato si è dimessa per forzare le dimissioni del presidente filorusso.

Il senatore Vito Petrocelli non molla la presa della sua poltrona di presidente della commissione esteri nonostante le dimissioni di massa degli altri membri. Anzi, il senatore filorusso minaccia: “Non mi dimetterò e in ogni caso farò ricorso alla Corte Costituzionale“. Per Petrocelli questa rimozione forzata, già contestata in precedenza, “potrebbe creare un pericoloso precedente” annuncia.

“Sarà sicuramente un caso studio per la giurisprudenza” dichiara annunciando di non riconvocare la seduta che questa mattina non si è svolta date le dimissioni dei membri. Tutti i gruppi parlamentari hanno lasciato la commissione tranne il senatore pentastellato Alberto Airola mentre Taverna e Nocerino sono pronte alle dimissioni. Airola è stato l’ultimo a lasciare la poltrona dopo un lungo colloquio con Giuseppe Conte che lo ha esortato a prendere le parti della maggioranza.

Senato

Decisione unanime da parte delle forze politiche

Lettere di dimissioni anche da parte dei senatori della Lega, così come quelle degli esponenti di Forza Italia e Pd e dell’unico rappresentante di Fratelli d’Italia. Ora le dimissioni sono in via di formalizzazione da parte della presidenza del Senato. Solo allora avverrà lo scioglimento della commissione per la mancata volontà dei capi di partito di non sostituire i dimissionari. In questo modo si potrà procedere alla ricomposizione della commissione e la nomina di un nuovo presidente.

La maggioranza si è mossa unanime contro il senatore Petrocelli come sottolinea il renziano Faraone, nonostante molti partiti siano già in campagna elettorale “sui provvedimenti a sostegno dell’Ucraina non sono mai mancati voti in Parlamento” sottolinea il presidente dei senatori di Italia Viva. Unica nota negativa in questa coesione sembra proprio quella interna al Movimento 5 Stelle che continua a creare dissidi nell’equilibrio di questo governo.