Il racconto di Elena da Zaporizhzhia dove è scappata dall’orrore provato sulla sua pelle
Elena, nome di fantasia, racconta la sua storia all’agenzia Afp. La donna è stata vittima dell’orrore delle violenze e delle crudeltà disumane dei soldati russi. Ora la donna sta raggiungendo i suoi figli che ha mandato via da Kherson, la sua città natale, dopo l’inizio dell’invasione russa. Suo marito era già al fronte quando la donna è stata stuprata da due soldati russi per circa 13 ore nella sua casa di Kherson.
La storia della donna è agghiacciante. I due l’avevano seguita dal centro città dove era andata a fare la spesa. Qualcuno aveva riferito ai soldati che lei era la moglie di un soldato ucraino e l’hanno puntata. Elena si è accorta di essere spiata dai soldati ed è fuggita a casa per avvisare qualcuno e mettersi in salvo ma non ha corso abbastanza e i soldati sono entrati in casa dietro di lei.
La donna non ha fatto in tempo a prendere il telefono che i due soldati in silenzio l’hanno spinta sul letto con la mitragliatrice puntata in petto e obbligata a spogliarsi. «Ho capito che mi guardavano con la coda dell’occhio. Ho lasciato rapidamente il negozio. Avevo a malapena il tempo di tornare a casa, non avevo tempo… Ma sono entrati dalla porta dietro di me. Non ho avuto il tempo di prendere il telefono, non ho avuto il tempo di fare niente, mi hanno semplicemente, in silenzio, spinta sul letto, schiacciata in silenzio con la mitragliatrice, spogliata» racconta la donna devastata dal dolore e dalla rabbia per ciò che ha subìto e stanno subendo tante altre donne ucraine.
“Non voglio più vivere” l’atroce racconto della donna stuprata dai soldati
Con le lacrime agli occhi la donna ricorda che lo stupro è durato circa 13 ore. «Dalle 15 circa in poi, se ne sono andati verso le 4 del mattino. Non si parlavano quasi mai. Mi hanno solo insultata alcune volte. Poi hanno cominciato a dire ‘ok, basta, dobbiamo andare a fare il nostro turno di guardia’ e se ne sono andati. È disgustoso. Davvero disgustoso. Non voglio più vivere». Ora Elena sta raggiungendo i figli al centro del paese da Zaporizhzhia. «Sono un’ostetrica e il primo soccorso me lo sono prestato da sola. Il resto, credo, lo gestirò da lì».
La rabbia di Elena grida vendetta per tutte le donne come lei che hanno subìto umiliazioni e sofferenze fisiche e mentali. «L’Ucraina resterà qui. E il nostro popolo si vendicherà, si vendicherà su di loro». La Russia e il suo esercito da sempre utilizza lo stupro come un’arma di guerra, sin dai tempi in cui l’Armata Rossa entrò a Berlino per liberare la città dai nazisti.