Il premier Mario Draghi ha riaffermato la linea del governo italiano in merito al sostegno verso l’Ucraina e verso il presidente Zelensky.
Il premier italiano Mario Draghi è, dall’inizio della guerra, notoriamente schierato dalla parte degli ucraini e del loro presidente, Volodymyr Zelensky. Mentre molti italiani lo accusano di essere un servo della Nato, criticando l’operato occidentale e – apparentemente senza alcun motivo – schierandosi dalla parte di Putin, il premier italiano continua con la sua intransigente linea dura di supporto a Kiev.
Le parole del premier
“L’Italia continuerà a lavorare con l’Ue e il G7 per sostenere l’Ucraina, ricercare la pace, superare questa crisi. Questo è il mandato ricevuto del Parlamento, da voi, e questa è la guida per la nostra azione”. Queste le parole di Draghi, che ha aggiunto, in merito alle ostilità: “Ci avviciniamo al quarto mese di invasione russa dell’Ucraina. Mosca continua ad aggredire militarmente le città al fine di espandere il controllo sul territorio”.
Per quanto riguarda i dati, “al 20 giugno, sono 4569 i civili uccisi“. Eppure, il numero “reale” potrebbe essere “molto, molto più alto”. Draghi ha anche detto: “Anche il numero dei cittadini ucraini in fuga dalla loro terra è aumentato, sono 135mila solo in Italia. Esprimo ancora una volta la mia gratitudine agli italiani e alle italiane che li hanno accolti”. Nel mentre, “continuano a emergere nuove atrocità commesse ai danni dei civili da parte dell’esercito russo. Le responsabilità saranno accertate e i crimini di guerra saranno puniti”, ha affermato il premier italiano.
“A Kiev ho ribadito che l’Italia vuole l’Ucraina in Europa e vuole lo status di Paese candidato. Siamo stati tra i primi a sostenere questa posizione con chiarezza in Ue e in Occidente e per la prima volta l’ho fatto proprio in questo Parlamento, continueremo a farlo anche al Consiglio Ue“, ha dichiarato Draghi, che ha aggiunto: “Sono consapevole che non tutti gli Stati membri condividono questa posizione ma la raccomandazione della Commissione è un segnale incoraggiante e confido che il Consiglio Ue raggiunga una posizione consensuale in merito”.