Il premier Draghi interviene al Consiglio europeo straordinario a Bruxelles.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto al vertice europeo dove si è detto da subito favorevole al pacchetto di sanzioni alla Russia. Inoltre, l’ex capo della Bce, stimato da tutti i paesi europei, ha sottolineato la necessità di rimanere uniti in queste sanzioni “senza squilibri tra gli Stati membri”. Ribadisce così l’appello che il presidente Zelensky ha fatto ai 27 paesi dell’Unione.
Draghi si scaglia contro il presidente russo dicendo che è “essenziale che Putin non vinca la guerra”. Poi rimarca che è abbastanza inutile continuare a telefonare Putin perché non è disposto ad una soluzione diplomatica. “Sono scettico dell’utilità di queste telefonate, ma ci sono ragioni per farle. Queste conversazioni dimostrano che è Putin a non volere la pace” dice facendo riferimento alla sua conversazione telefonica con il russo ma anche quella dei suoi omologhi francese e tedesco.
Cercare di trovare compromessi e soluzioni diplomatiche appare agli occhi del presidente Draghi abbastanza inutile perché è chiaro che lo zar non vuole la stessa cosa. A qualsiasi proposta avanzata dai leader europei infatti il dittatore russo ha sempre risposto con dura e ferma opposizione.
Sia chiaro che la colpa è di Putin
Nel suo intervento Draghi ha anche affrontato il tema della politica energetica europea e della questione alimentare. Il premier sottolinea che «il rischio di una catastrofe alimentare è reale»: se non si troverà una soluzione «dovrà essere chiaro che la colpa è di Putin», conclude duro il presidente del consiglio.
Sulla centralità del paese aggredito, Draghi ribadisce che “Deve essere l’Ucraina a decidere che pace vuole. Se l’Ucraina non è d’accordo sui termini, la pace non può essere sostenibile”. Rimarcando così ciò che aveva già annunciato a Biden durante la sua visita alla Casa Bianca a inizio mese.
Sulla questione energetica invita i paesi a trovare fonti alternative sul lungo periodo e c’è bisogno di muoversi ora dicendo che “Non possiamo immaginare che dopo il conflitto la nostra politica energetica tornerà come prima. Quello che è successo è troppo brutale.”