Il commento di Mario Draghi all’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano (Ispi) riguardo alle leadership in Europa.
Intervento importante da parte di Mario Draghi a margine dell’evento organizzato all’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano (Ispi), che lo ha insignito del suo premio annuale dedicato a “personalità che hanno contribuito a rafforzare l’immagine dell’Italia nel mondo”. L’ex Premier ha avuto modo di parlare dell’Europa e anche delle leadership che sarebbero in grado, o meno, di guidare il continente. In questo senso, spicca una sorta di frecciata a Giorgia Meloni, mai menzionata come figura in grado di essere decisiva in termini europei.
Mario Draghi e il commento indiretto a Giorgia Meloni
Intervenuto a margine dell’evento organizzato all’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano (Ispi), Mario Draghi ha commentato l’indebolimento delle leadership in Europa, con particolare riferimento a quella tedesca e quella francese. In tale ottica, spicca il commento dove la Premier italiana Giorgia Meloni non è stata neppure citata come figura in grado di “guidare” il cambiamento.
“La leadership franco-tedesca s’è indebolita, ma non vedo altre leadership in grado di guidare l’Europa, almeno per il momento”, ha detto Draghi. “La Commissione in questo contesto avrà molto più peso per la guida dell’Europa”, ha aggiunto ancora l’ex Premier facendo riferimento alla Commissione Europa e al ruolo di Ursula von der Leyen.
Gli interventi da fare in Europa
Tra gli altri passaggi importanti dell’intervento di Draghi, l’ex Premier ha affrontati quelli che dovrebbero essere gli interventi che andrebbero messi in campo al più presto. Il primo riguarda la realizzazione di un vero mercato unico, perché “le barriere fra i nostri Paesi sono tre volte più alte rispetto a quelle fra gli Stati americani per la manifattura, e addirittura otto volte più alte per i servizi”.
In secongo luogo è fondamentale l’integrazione dei mercati dei capitali dove “occorre smarcarsi da un mercato fondato sul debito e andare verso l’equity” in quanto “le banche non sanno finanziare l’innovazione”. Gli altri punti riguardano la regolamentazione, in particolare del digitale; le regole della concorrenza e la lotta alla frammentazione, tanto delle regole quanto degli investimenti.