Dai rischi per Generali al caso Paragon, le sfide di Giorgia Meloni tra economia e sicurezza in Ue. Ecco le pressioni e conseguenze.
Dentro i confini italiani, Giorgia Meloni non ha rivali politici diretti. Ma fuori dai confini, le dinamiche internazionali diventano sempre più complesse e le insidie si moltiplicano. L’Italia è un attore sempre più rilevante nello scenario europeo, e per questo, secondo alcuni, c’è chi potrebbe volerla “rimettere al suo posto”.
Negli ultimi giorni, due dossier hanno attirato l’attenzione del governo e delle istituzioni: il tentativo di acquisizione di Generali, il più grande gruppo assicurativo italiano, da parte dei francesi di Natixis, e la vicenda Paragon, un’azienda israeliana produttrice di spyware coinvolta in un presunto caso di spionaggio ai danni di giornalisti italiani. Entrambe le questioni potrebbero avere implicazioni profonde, sia sul fronte economico che su quello della sicurezza nazionale.
![Giorgia Meloni](https://newsmondo.it/wp-content/uploads/2024/12/GI_Giorgia_Meloni.jpg)
Generali: la sovranità economica italiana sotto attacco?
Il caso Generali è considerato dalla premier “la partita più importante della legislatura”, non solo per il suo impatto economico, ma per il principio di sovranità nazionale che ne deriva. Il colosso assicurativo, infatti, ha in gestione circa 36 miliardi di Btp, una quota significativa del debito pubblico italiano. Se la società dovesse passare sotto controllo straniero, il rischio sarebbe un’alterazione degli equilibri finanziari italiani, con possibili ripercussioni simili a quelle vissute nel 2011, quando Deutsche Bank vendette massicce quantità di titoli italiani, contribuendo alla crisi del governo Berlusconi.
Non a caso, il deputato forzista Giorgio Mulè ha lanciato un monito chiaro: «Generali è fondamentale per la tenuta del sistema. Se passasse di mano, cambierebbe il controllo sul risparmio nazionale e soprattutto su un pezzo sostanzioso del nostro debito pubblico».
Il timore è che un’operazione di questo tipo possa essere usata come leva economica contro l’Italia, esponendo il Paese a nuove pressioni finanziarie. E il precedente di Deutsche Bank è ancora vivo nella memoria di Palazzo Chigi. «Quella fu un’operazione pilotata», ricordava Meloni prima di diventare premier. Oggi, il rischio è che si ripeta uno scenario simile, con Generali al centro di una partita che va ben oltre il semplice interesse commerciale.
Paragon e il nodo sicurezza: chi spia chi?
Mentre il fronte economico resta bollente, un altro dossier sta suscitando forti preoccupazioni: la vicenda Paragon. La società israeliana, specializzata in spyware, è finita sotto la lente del Copasir dopo la notizia che diversi giornalisti, tra cui alcuni italiani, sarebbero stati spiati attraverso i loro cellulari. Un episodio che ha sollevato dubbi non solo sulla sicurezza informatica, ma anche su possibili interferenze straniere nei processi informativi e politici italiani.
Le domande che emergono sono molteplici: perché, su 90 giornalisti spiati, sono stati resi noti solo i nomi di due italiani? Si tratta di un caso di pressione politica o c’è dietro un interesse finanziario legato alla possibile acquisizione dell’azienda da parte di una società americana?
C’è chi ipotizza che la questione possa essere connessa ad altre decisioni del governo, come il rilascio dell’iraniano Abedini, in cambio del ritorno in patria della giornalista Sala. Una mossa che ha avuto rilevanza internazionale e che potrebbe aver innescato reazioni a catena.
Quel che è certo è che Meloni non vuole dare l’impressione di essere coinvolta in operazioni di sorveglianza sulla stampa, un’accusa che alimenterebbe le critiche su una presunta “deriva autoritaria” del suo governo. Tuttavia, il fatto che la vicenda sia emersa proprio ora, con tempismo perfetto, alimenta i sospetti che possa trattarsi di un segnale dall’estero, un messaggio destinato a chi sta cercando di rafforzare il ruolo dell’Italia nell’Unione Europea.
Nel frattempo, tra le opposizioni qualcuno si interroga sulle recenti manovre geopolitiche italiane. Durante una conversazione interna al Pd, un dirigente ha sottolineato un dettaglio interessante: «Lo sai che poco prima del passaggio, la nostra compagnia ha acquisito due rotte per la Libia? Milano-Bengasi e Roma-Tripoli. Mica si va per turismo lì. E finora ci si poteva andare solo da Parigi o Algeri. Insomma, i francesi controllavano i flussi. Ora non più. Non l’avranno presa bene». Come riportato da roma.corriere.it
Coincidenze? Forse. Ma in politica, soprattutto su scenari internazionali, le coincidenze sono rare. E Meloni lo sa bene.