Elena Milashina (Novaya Gazeta): “Chiuderci è un autogol, Putin perderà”

Elena Milashina (Novaya Gazeta): “Chiuderci è un autogol, Putin perderà”

La giornalista Elena Milashina ha parlato della chiusura della Novaya Gazeta da parte di Putin, esprimendo le sue previsioni sulla guerra in Ucraina.

“Senza il controllo di Putin sui media, non ci sarebbe mai stata la guerra. E la Russia la guerra la perderà, diventando più piccola, più gentile e meno militarista”. Questa la previsione della giornalista della Novaya Gazeta, Elena Milashina. Risale a ieri la notizia della chiusura del giornale russo, famoso per aver reso nota la giornalista Anna Politkovskaya, uccisa da ignoti nel 2006, per quanto si abbiano molti sospetti legati al mandante.

La mancanza di media indipendenti in Russia

Ebbene, Milashina ha commentato la chiusura della Novaya Gazeta e la guerra in Ucraina ai microfoni di Fanpage. Innanzitutto, la giornalista ha parlato della scomparsa dei media indipendenti in Russia. Non ce n’è più di (media) tradizionali: non c’è più Ekho Moskvy (una famosa radio moscovita chiusa il 3 marzo scorso in seguito alla censura da parte delle autorità, n.d.r.), non ci sono più televisioni libere. Ora non ci saremo neanche noi. Ma esistono forze che continuano a produrre giornalismo indipendente. Cercando modi alternativi di lavorare in questa nuova realtà di stretta censura. Che non durerà solo per il tempo della guerra in Ucraina, ma continuerà anche dopo. È una nuova sfida per i giornalisti, e tra questi mi ci metto anch’io: dobbiamo reinventarci per continuare il nostro lavoro in una situazione in cui non c’è più una testata tradizionale di appartenenza che ci sostenga e ci protegga. Dobbiamo creare una nuova forma di giornalismo”.

La propaganda di Putin

Successivamente, Milashina ha parlato dell’efficacia della propaganda del Cremlino, e delle operazioni effettuate poco prima della guerra, in modo da garantire un controllo totale dell’informazione. (La propaganda) sta vincendo. Stava già vincendo da molto tempo: in preparazione dell’operazione in Ucraina, erano già stati chiusi la maggior parte dei media indipendenti. E oggi vince perché influisce pesantemente sulla maggioranza della popolazione russa. Lo possiamo vedere dalla reazione della gente alla guerra: se c’è un sostegno, è il risultato del lavoro della propaganda. Per tutti questi anni quella contro la propaganda è stata una lotta impari. Era impossibile vincerla. Lo Stato ha tante risorse in più rispetto a noi. Così hanno eliminato tutte le voci in cui il mondo intero e una minoranza di russi avevano fiducia”.

Bandiera russa e bandiera ucraina

Gli effetti della guerra sulla Russia

Milashina ha parlato inoltre degli effetti della guerra sulla Russia, emettendo una previsione negativa rispetto alla sorte del conflitto per la sua patria. “Ma gli imperi con le guerre finiscono per autodistruggersi, ci dice la Storia. Noi abbiamo iniziato questa guerra, e in questa guerra saremo battuti. Non la vinceremo. E dopo che avremo perso dovremo dire addio all’imperialismo russo per come l’abbiamo conosciuto per molti secoli. E cominciare a costruire un altro Paese. Più piccolo, più gentile e meno militarista. Ma dobbiamo probabilmente affrontare tempi orribili, prima di poter dire addio al nostro passato”.

La vita dopo Novaya Gazeta

Dopo aver parlato della propaganda di Putin, la giornalista ha voluto dichiarare i suoi progetti futuri legati al giornalismo. “In questo anno vorrei completare un’inchiesta sul malaffare nel settore imprenditoriale della repubblica cecena. Ho molto materiale inedito. Persone che hanno avuto un ruolo diretto e che per la prima volta ne parlano pubblicamente. Un secondo progetto è una ricerca sulle radici e le caratteristiche del regime di Kadirov e su che tipo di regime è. Un terzo è la pubblicazione di un libro sulla tragedia di Beslan (un attacco terroristico ad una scuola nel 2004, culminato con la morte di 364 persone, n.d.r.). Ne sto finendo la stesura. Ci sono novità importanti sul modo in cui la strage fu investigata. E poi vedrò come va, ma continuerò a lavorare sulla Cecenia, ho ancora le mie fonti nel Paese, ho accesso a molte informazioni. Ci tornerò presto”.

 
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