Emergenza cinghiali nelle città italiane: come fare?

Emergenza cinghiali nelle città italiane: come fare?

Il responsabile specie e habitat del Wwf, Gianluca Catullo, ha parlato dell’emergenza cinghiali presente nelle città italiane.

Stando a una ricerca dell’Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca ambientale, nel 2019 in Italia vi erano 1 milione di cinghiali. Solamente tre anni dopo, stando a Coldiretti, il numero sarebbe più che raddoppiato: ci sarebbero 2,3 milioni di cinghiali presenti nel territorio italiano. Un incremento decisamente marcato. Eppure, per il responsabile specie e habitat del Wwf, Gianluca Catullo, “ad oggi non abbiamo assolutamente dei numeri minimamente attendibili in quanto “ciascuno fa delle proprie stime che lasciano il tempo che trovano”. Queste le ulteriori dichiarazioni di Catullo sul tema.

Le parole di Catullo

Rispetto alla difficoltà di tracciamento dei cinghiali, Catullo ha dichiarato quanto segue. Nel nostro paese non c’è alcuna abitudine a monitorare le specie animali, in particolare quelle più grandi come il lupo in via di estinzione fino a qualche anno fa. Finalmente Ispra ha da qualche tempo avviato un monitoraggio su scala nazionale e tra qualche settimana saremo in grado di avere dei numeri veri sulla popolazione italiana di lupo. Aspettiamo con ansia i dati. Nel caso del cinghiale, però, siamo molto molto più indietro, ci sono delle stime che fanno solo i cacciatori”.

Ma come sono stati rimessi in circolazione i cinghiali? Stando a Catullo, tutti gli ungolati, e i cinghiali in particolare, sono stati oggetto di un intervento di reintroduzione, per cui nel caso di cervi e caprioli si è operato con approcci e modalità tecnico-sceintifiche, mentre nel caso del cinghiale – poiché non era una specie di interesse conservazionista, detto tra virgolette – il mondo del cinghiale è stato ed è di fatto gestito dalle associazioni venatorie.

Foresta

Bisogna sparare ai cinghiali?

In che modo è più opportuno prelevare i cinghiali, dunque? Sicuramente, non sparandogli addosso. “Chi studia il cinghiale sa che la modalità migliore per prelevare questi animali è attraverso la cattura, che avviene in maniera estremamente semplice, perché si utilizzano appunto dei piccoli recinti e gli animali vengono abituati a entrarvi, utilizzando esche alimentari come può essere del mais. Così, dopo un periodo di adattamento si può operare la loro cattura. Viene perciò catturato l’intero gruppo familiare e si può poi effettuare il prelievo portando gli animali al macello o quant’altro. Allora, se noi volessimo intervenire per controllare la popolazione dei cinghiali dovremmo mettere in atto queste metodologie. Ma in Italia tutto ciò è abbastanza fantascientifico, a parte poche aree protette. Ma si tratta di vere eccezioni”.

Da ciò, vi sono possibilità di contenimento dei cinghiali? Per Catullo, pur sembrando una proposta surreale, bisognerebbe ‘peggiorare’ le condizioni dell’ambiente per scoraggiare il cinghiale, tenendolo il più possibile pulito. La cosa che a Roma i cassonetti non vengono svuotati è abbastanza paradossale se non surreale… E per quanto riguarda gli incidenti stradali anche in questo caso si possono abbassare o mettere dei limiti di velocità nelle zone più a rischio di attraversamento, oppure attuare dei dissuasori sonori con appositi radar con tutta una gamma di misure preventive che sono già disponibili e testate. Ma una cosa è certa: dobbiamo arrivare necessariamente a un compromesso.