Molti prigionieri in Arabia Saudita sono stati condannati a morte senza che le loro famiglie ne sapessero nulla.
L’Arabia Saudita ha eseguito numerose condanne a morte di prigionieri senza però avvisare le loro famiglie. La BBC riporta la storia di una delle persone giustiziate senza che la sua famiglia fosse informata della sua esecuzione. I familiari di Mustafa al-Khayyat non hanno ancora un corpo da piangere e seppellire e nessuna tomba da visitare. L’ultima volta che hanno avute sue notizie è stato nel corso di una telefonata dalla prigione dove era recluso quando salutò la madre dicendole: “Sono contento che tu stia bene”.
Né la famiglia né il giovane prigioniero avevano idea di quello che sarebbe accaduto e che quella sarebbe stata l’ultima volta che la famiglia avrebbe parlato con lui. Come Mustafa, altri tanti prigionieri hanno vissuto la stessa sorte e il suo nome fa parte di un lungo elenco stilato dal gruppo Reprieve che insieme all’Organizzazione saudita europea per i diritti umani, ha documentato meticolosamente le esecuzioni saudite per un nuovo rapporto.
Tortura ed esecuzioni raddoppiate
Da allora i familiari non hanno avuto più notizie di Mustafa fino alla sua morte un mese dopo insieme ad altri 80 uomini ghigliottinati il 12 marzo 2022. Si tratta della più grande esecuzione di massa della storia moderna saudita. Secondo un rapporto sui diritti umani, come riporta la BBC, il tasso di esecuzioni in Arabia Saudita è raddoppiato dal 2015, anno in cui sono saliti al potere il re Salman e suo figlio Mohammed bin Salman.
I dati del rapporto raccolti dal 2010 rivelano che oltre ad essere raddoppiato il tasso di esecuzioni, la pena di morte è stata usata in modo sistematico per far tacere dissidenti e manifestando violando il diritto internazionale sui diritti umani. Inoltre, nonostante le dichiarazioni dell’Arabia Saudita sulla riduzione di esecuzioni di minori, almeno 11 detenuti bambini sono stati uccisi. La tortura è “endemica” nelle carceri saudite, anche per gli imputati minorenni.
Reprieve ha documentato 147 esecuzioni in Arabia Saudita lo scorso anno, ma sostiene che potrebbero essere state di più. Inoltre, afferma che il Paese ha fatto un uso “sproporzionato” della pena di morte nei confronti di cittadini stranieri, comprese le lavoratrici domestiche e i criminali di droga di basso livello.