L’Europa dipende sempre più dal gas americano dopo il calo delle forniture russe: cosa significa (davvero) ciò per le bollette e non solo?
La dipendenza energetica dell’Europa dagli Stati Uniti rappresenta una soluzione temporanea per compensare la drastica riduzione delle forniture di gas russo, ma porta con sé conseguenze economiche significative.
Prima del conflitto in Ucraina, l’Europa importava dalla Russia circa 150 miliardi di metri cubi di gas all’anno, a costi contenuti. Oggi, la situazione è diversa. Secondo l’Economist, come riportato da Il Messaggero, la strategia americana può essere riassunta nell’epiteto “President Pump“.
Donald Trump avrebbe spinto per massimizzare le esportazioni di idrocarburi statunitensi, in nome di un obiettivo doppio. Riequilibrare il deficit della bilancia commerciale e garantire maggiori introiti fiscali al bilancio federale. Anche con amministrazioni successive, questa linea è rimasta invariata, con il gas americano che ora domina il mercato energetico europeo.
Qual è il (vero) impatto per l’Europa e l’Italia?
Per l’Europa, questa dipendenza si traduce in costi elevati. Il gas americano, che arriva attraverso navi cisterna sotto forma di GNL, costa ai mercati europei circa 50 dollari al megawattora, molto più dei 9 dollari medi registrati negli Stati Uniti.
Un tempo abituata ai prezzi più bassi del gas russo (inferiori ai 20 dollari al MWh), l’Europa sta ora affrontando una bolletta significativamente più alta, che ricade non solo sui cittadini, ma anche sulle imprese.
La situazione è particolarmente critica per paesi industrializzati come la Germania e l’Italia. Come dichiarato dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, l’aumento per le aziende (e non solo) è “insostenibile“.
Le alternative limitate e i rischi
L’approccio di “negoziare” dell’UE, suggerito dalla presidente della BCE Christine Lagarde, punta a evitare uno scontro commerciale con gli Stati Uniti. Lagarde ha parlato di una “strategia del libretto degli assegni“.
Questa prevede maggiori acquisti di gas e attrezzature di difesa americane in cambio di relazioni commerciali più stabili. Tuttavia, l’aumento della domanda globale – soprattutto da parte di Cina e altri paesi emergenti – rischia di mettere ulteriore pressione sul mercato energetico, mantenendo i prezzi alti.