Fa massacrare il marito dall’amante: l’agghiacciante caso dell’omicidio di Dino Reatti

Fa massacrare il marito dall’amante: l’agghiacciante caso dell’omicidio di Dino Reatti

La rabbia di Sonia Bracciale nei confronti del marito era arrivata al limite tanto da indurla a commettere un atto estremo.

L’omicidio di Dino Reatti, uomo di 48 anni di San Giovanni in Persiceto, è stato per sua moglie l’unico modo per liberarsi di lui. Sonia Bracciale, 44enne, aveva subito percosse e maltrattamenti dal marito oltre ai vari episodi di infedeltà. La donna lo aveva anche denunciato alle forze dell’ordine ma a nulla erano serviti le varie richieste di aiuto.

I due vivevano insieme ma da separati nella loro casa di Anzola Emilia ma per Sonia questa situazione era diventata insostenibile. Tutta la rabbia che provava nei suoi confronti l’ha portata a farlo ammazzare, con violenza, anche se la donna si è sempre professata innocente.

bilancia giustizia tribunale

La lotta tra i tre uomini

I fatti risalgono al 2012 mentre l’artigiano Dino Reatti sta rientrando a casa e viene sorpreso da due uomini armati di spranghe. I due lo colpiscono forte in diversi punti del corpo, ma lui si limita a difendersi a mani nude senza lottare. Lo scontro finisce con un uomo steso a terra pieno di lividi e il cranio fracassato, Dino Reatti e gli altri due uomini in fuga.

Gli autori dell’omicidio sono Thomas Sanna, legato a Sonia Bracciale ex moglie della vittima da una relazione sentimentale e Giuseppe Trombetta. Reatti muore alle 3.27 del mattino successivo all’Ospedale Maggiore di Bologna. I due aggressori sono accusati dai carabinieri di essere esecutori materiali dell’omicidio e Sonia Bracciale accusata di essere la mandante dell’aggressione.

La confessione degli amanti

Ma sono stesso i due esecutori ad incastrarla, nonostante entrambi fossero innamorati di lei. “Covava rancore per il marito e voleva fargliela pagare, ci ha detto lei di dargli una lezione” hanno raccontato i due. La donna avrebbe fornito anche dettagli e indicazione ai due scagnozzi su dove colpire dicendo che la gamba destra era il suo punto debole.

I due però non si aspettavano la strenua difesa di Dino disarmato con soli pugni e calci così la “lezione” sarebbe sfuggita di mano. La confessione dei due esecutori materiali ha portato la conclusione delle indagini e il via al processo. Sonia e i suoi complici vengono condannati: a 21 anni e due mesi per Bracciale, ritenuta rea di concorso anomalo in omicidio e 16 e 14 anni agli esecutori materiali, Trombetta e Sanna.

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