Il devastante terremoto in Turchia e in Siria è stato provocato dalla rottura della faglia che ha fatto spostare l’Anatolia di 3 metri.
La faglia che divide la placca araba e quella anatolica si è spezzata. Questo ha generato il violento terremoto di magnitudo 7.8 nel sud-est della Turchia e del nord ovest della Siria. L’equivalente in termini di energia rilasciata è di 32 atomiche di Hiroshima. Un terremoto di mille volte più forte di quello di Amatrice e 30 volte quello in Irpinia dell’80. Secondo la ricercatrice turca dell’Ingv, “Normalmente registriamo movimenti intorno ai 10 millimetri l’anno”. Questa volta invece l’Anatolia si è spostata di 3 metri in pochi secondi verso sud-ovest.
“La rottura è stata enorme” aggiunge la ricercatrice Akinci “Ben 150 kilometri di lunghezza. La scossa ha coinvolto un’area di centinaia di chilometri quadrati”. A causa dell’elevata magnitudo anche le scosse successive sono state di notevole intensità provocando altra distruzione. Il terremoto è stato sentito anche in Libano e a Cipro. “Una scossa così forte, in quell’area, è avvenuta nell’859” ricorda Akinci a Repubblica. Altri terremoti simili sono stati registrati l’anno scorso in Afghanistan e nel 2016 in Ecuador.
La spiegazione dei sismologi della violenza del terremoto
Secondo le stime dei geologi il bilancio delle vittime si aggirerebbe intorno ai 10-15mila calcolato anche sulla condizione degli edifici. Il rischio terremoti è molto serio in Turchia ma per ricostruire tutto ci vuole tempo e soldi e i lavori di rinnovamento edilizio sono partiti da Istanbul mentre la parte orientale è rimasta indietro. La placca est anatolica viene spinta a ovest verso l’Egeo. Si tratta di una delle più attive del Medio Oriente insieme a quella del Mar Morto che attraversa Siria, Libano Israele e Giordania e che separa la placca Araba da quella Africana”, osserva il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia, Carlo Doglioni.
Causa dello slittamento è stato un movimento “di tipo transpressivo”, ovvero lo spostamento in orizzontale del suolo durante il quale è avvenuta anche una compressione fra la placca Anatolica e quella Araba. Lunga circa 200 chilometri, la faglia Sud-Est anatolica lambisce la Siria e “corre dal Mediterraneo verso Nord-Est, quasi fino al Mar Nero, ricongiungendosi con la faglia Nord Anatolica che arriva fino a Istanbul”, afferma Alessandro Amato, sismologo e direttore del Centro Tsunami dell’Ingv. La faglia “è probabilmente arrivata a deformare la costa”.