Un commento violentissimo ha messo a soqquadro il Partito Democratico: Piero Fassino nel mirino di un consigliere dem.
“Ad ammazzarlo non si fa peccato“: un commento dai toni durissimi del consigliere comunale di Cagliari, Davide Carta contro il deputato dem Piero Fassino ha scatenato una tempesta politica nel Partito Democratico. Solo qualche settimana fa, Lucia Annunziata era finita nella bufera per una frase sulla morte di Zelensky. Ecco, a seguire, cosa è successo.

“Ad ammazzarlo non si fa peccato”: lo stoccata contro Fassino
Tutto è partito, come riportato da Il Tempo, da una discussione sui social riguardante il minuto di silenzio proposto da Giuseppe Conte alla Camera per commemorare le vittime civili di Gaza. Il deputato del Partito Democratico, Piero Fassino, non ha partecipato all’iniziativa, scatenando la reazione del consigliere Davide Carta, che ha scritto: “Ad ammazzarlo non si fa peccato“. La frase, riferita esplicitamente a al deputato dem, ha immediatamente sollevato un’ondata di polemiche.
Il commento è arrivato al culmine di un confronto acceso sul comportamento del deputato, che non ha mai nascosto il proprio sostegno a Israele. Fassino, in risposta, ha definito quelle parole “una espressione violenta, da parte di un collega del Pd“, aggiungendo su X di essere rimasto “sconcertato, preoccupato e sbalordito“. Ha poi sottolineato che “il dolore per le vittime di Gaza non può produrre odio e altra violenza“.
Le reazioni del partito
Il presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Piero Comandini, ha preso le distanze da quanto accaduto, esprimendo “piena solidarietà all’amico e compagno Piero Fassino per le inopportune parole del consigliere Davide Carta“. Ha auspicato che “le scuse di Carta a Fassino possano mettere fine a questa vicenda“.
Nel tentativo di difendersi, Davide Carta ha definito il suo commento “dai toni volutamente surreali” e ispirato a “un vecchio adagio“. Tuttavia, per molti questa giustificazione è stata insufficiente. Tra questi spunta Francesco Mura, deputato e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia. “Un’espressione violenta e gravissima, incompatibile con il ruolo istituzionale ricoperto da chi l’ha pronunciata“, conclude.