Erede della 128, la Fiat Ritmo fu prodotta per poco più di un decennio prima di essere sostituita dalla Tipo.
La Ritmo è un modello di auto prodotto dalla Fiat tra il 1978 ed il 1988; nei listini della Casa torinese prese il posto della 128 e rappresentò l’offerta di segmento C del Lingotto fino al debutto della prima serie della Tipo. Prodotta negli stabilimenti Fiat di Cassino e Rivalta (oltre che in Spagna, con il marchio SEAT), nel 1979 si classificò al secondo posto al concorso ‘Auto dell’anno’, preceduta dalla Simca Horizon. Pur non essendo passata alla storia per lo stile o le prestazioni, la Ritmo può comunque vantare alcune caratteristiche notevoli: fu la prima auto di serie italiana ad avere il paraurti integrato nella carrozzeria e tra i primi modelli ad essere prodotto quasi interamente per mezzo di una catena di montaggio robotizzata.
La genesi della Ritmo: il progetto ‘x 1/38’
Il processo che porta alla produzione di serie della Ritmo prende le mosse dal progetto denominato “x 1/38“. Come si apprende dal documentario industriale prodotto dalla Cinefiat, “nel 1974, in piena crisi energetica, la FIAT ritiene necessaria una berlina sugli 850-900 kg. I tecnici si ispirano alla berlina 128. Il progetto viene battezzato x 1/38. La scelta si fissa su una berlina cinque posti, tre o cinque porte, robusta e sicura, con motore anteriore trasversale, trazione anteriore e cilindrate comprese tra i 1000 ed i 1500 centimetri cubici“.
La Ritmo viene progettata per competere con altri modelli del medesimo segmento, sia italiani che straniere: Citroen GS, Opel Ascona, Simca 1100, Ford Escort, Alfa Romeo Alfasud e Volkswagen Golf.
La prima proposta del Centro Stile Fiat “la si giudica superata” e per tanto viene bocciata; essa prevede una griglia anteriore rettangolare con fanali quadrati incorporati (una soluzione che verrà ‘riciclata’ per la seconda serie della Fiat 127). Nel frattempo, le linee guida cambiano ed è necessario intervenire anche dal punto di vista tecnico perché al Fiat vuole che la nuova berlina possa essere equipaggiata anche con il cambio automatico, il condizionatore e il motore diesel.
La proposta estetica finale, a cura di Walter de Silva e Sergio Sartorelli, risulta convincente. I gruppi ottici anteriori diventano rotondi mentre la griglia di areazione viene inglobata nella fascia paraurti inferiore; il profilo dell’anteriore è appuntito e non più perpendicolare alla strada; il posteriore è hatchback ma molto inclinato, con il portellone che si chiude al di sopra della linea dei fanali che si sviluppano in orizzontale.
Risolto il problema del design, è necessario intervenire sull’aerodinamica perché “dopo la crisi energetica, l’ottimizzazione del coefficiente di penetrazione aerodinamica ha assunto grande importanza: da un buon cX può derivare un concreto contenimento dei consumi di carburante“. I primi rilevamenti sul modello in gesso non sono soddisfacenti (0.421); per questo viene aggiunto uno spoiler posteriore e modificata la griglia anteriore; il risultato è decisamente migliore (cX 0.338); sui prototipi in lamiera, però, il problema si ripresenta e viene risolto con l’aggiunta di uno spoiler anteriore e di un’altra presa d’aria.
Scheda tecnica Fiat Ritmo: dimensioni, meccanica e motorizzazioni
Lunga 4.015 mm, larga 165 cm e alta 1.405 mm, con un passo di 2.445 mm, la Ritmo è una berlina due volumi omologata per cinque posti; venne prodotta sia in versione tre porte che cinque porte; la seconda serie, realizzata a partire dal 1982, introdusse numerose novità tecniche e stilistiche (grazie anche ai restyling del 1984 e del 1985).
Buona parte della meccanica venne derivata dal modello predecessore (la Fiat 128): sospensioni MacPherson all’anteriore, balestrone trasversale al posteriore, l’impianto frenante di tipo misto e la trasmissione manuale a quattro o cinque rapporti. Per ciò che riguarda le motorizzazioni, il modello era spinto da un 4 cilindri in linea, declinato in vari tagli di potenza, diverse cilindrate e due tipi di alimentazione (benzina e diesel).
Il motore della Fiat Ritmo benzina venne proposto in sei cilindrate diverse:
- 1.049 cc (modello 60 1050), con 60 CV di potenza massima e 81 Nm di coppia era in grado di raggiungere una velocità di punta di 145 km/h;
- 1.116 cc (versione 60, disponibile solo sulla seconda serie), con 55 CV di potenza massima, 88 Nm di coppia. Velocità massima: 145 km/h;
- 1.301 cc (versione 65, disponibile solo sulla prima serie): 65 CV di potenza massima e 98 Nm di coppia motrice; la velocità massima è di 150 km/h; la variante da 68 CV e 100 Nm di coppia permette alla Ritmo di arrivare a 160 km/h; la versione più potente del 1.3 litri è quella da 75 CV e 118 Nm di coppia, in grado di offrire le stesse prestazioni della versione inferiore;
- 1.498 cc (modello 85): questa motorizzazione eroga 85 CV e 119 Nm di coppia, permettendo alla Ritmo di toccare i 163 km/h;
- 1.585 cc (modello 100 e 100 TC): taratura da 105 CV e 133 Nm di coppia che spingeva la Ritmo fino a 180 km all’ora;
- 1.995 cc (modelli 125 TC e 130 TC): la cilindrata più elevata proposta su questo modello venne abbinata alle due cavallerie più elevate, 125 CV e 130 CV; con la maggiore, la Ritmo superava il muro dei 200 km/h.
Più contenuto l’elenco delle motorizzazioni Fiat Ritmo diesel; l’architettura del propulsore resta quella dei quattro cilindri in linea ma cambiano cilindrate e taratura. La prima viene introdotta nel 1980: è un 1.7 litri da 1.714 cc di cilindrata, in grado di sviluppare una potenza massima pari a 56 CV e 100 Nm di coppia; questa motorizzazione esce di scena nel 1985 per essere sostituita dal 1.7 da 1.697 cc di cilindrata che eroga una potenza leggermente maggiore (60 CV); molto simili anche le prestazioni (155 e 160 km/h). Le ultime versioni a gasolio della Ritmo (1986 – 88) montano un 1.9 Turbodiesel capace di sviluppare una potenza di 80 CV e una coppia di 172 Nm; anche le prestazioni sono superiori al 1.7 litri, con la velocità massima che tocca i 170 km/h.
Gli allestimenti della gamma Ritmo
La berlina del Lingotto esordisce al Salone dell’Auto di Torino del 1978 con due carrozzerie (3 e 5 porte) e due allestimenti, ovvero L e CL. Quest’ultima era la versione più accessoriata, sulla quale era possibile ottenere – su richiesta – il cambio a cinque rapporti, mentre quello automatico (di derivazione Volkswagen) debutta nel 1979 sulla versione 65 CL Automatica a cinque porte.
Nel corso della sua carriera decennale, la berlina torinese è stata anche proposta in edizioni speciali, come ad esempio la Fiat Ritmo Abarth o quella Cabrio – derivata dalla prima serie – realizzata da Bertone.
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