L’ex leader di Alleanza Nazionale rompe il silenzio e spiega il motivo per cui la premier Meloni evita di dichiararsi antifascista.
Durante il festival “Giorni di storia” a Sesto Fiorentino, Gianfranco Fini, ospite dell’incontro-dibattito “I mutamenti della destra italiana” presso la biblioteca Ragionieri, ha affrontato temi legati all’evoluzione della destra in Italia e al governo guidato da Giorgia Meloni. Intervistato dal Quotidiano Nazionale, Fini ha analizzato questioni cruciali di politica interna e internazionale, con toni critici, ma misurati.
Fini svela perché la Meloni non è antifascista
Secondo Fini, non esiste un “pericolo del ritorno del fascismo in Europa”, ma ha evidenziato altre criticità. “Le democrazie hanno sempre più a che fare con economie legate alla finanza più che al lavoro”, ha dichiarato. L’Occidente, per Fini, “non gode di buona salute, basti pensare agli Stati Uniti o anche alle cosiddette democrature, e non parlo solo di Orban”.
Uno dei punti più discussi riguarda il rifiuto di Giorgia Meloni di definirsi antifascista, tema che si ripropone ogni 25 aprile e in altri momenti dell’anno.
Fini ha spiegato che la premier ha accettato i principi della svolta di Fiuggi, che prendevano le distanze dai valori del fascismo, ma lega il termine “antifascista” a un periodo storico specifico, quando “uccidere un fascista non era reato”. Ha aggiunto: “Quanto alle polemiche sulla Liberazione, non le capisco. È giunto il momento di superarle, soprattutto chi non c’era le porta avanti: onore ai partigiani veri, ma chi oggi ha vent’anni o poco più che fascismo ha vissuto?”.
Fini contro Vannacci: “Per carità!”
Fini ha difeso l’esecutivo Meloni dai timori di chi teme una deriva autoritaria: “Sfido chiunque a dire che il governo stia attuando una politica liberticida, autoritaria o fascista”.
Ha però sottolineato l’importanza di lasciar spazio ai giovani: “Sento Giorgia Meloni quando è necessario, ma è giusto lasciare i giovani operare”.
Parlando del generale Roberto Vannacci, Fini non ha nascosto il suo scetticismo: “Sono un po’ in imbarazzo, raccoglie voti con lo stesso modello che porta al populismo: dice cose che si direbbero al bar. Quello che scrive nel libro è del tutto non condivisibile”. Ha poi aggiunto che Matteo Salvini è stato scaltro a proporlo come figura di rottura, ma non vede bene una sua “corsa solitaria”.