Diverse le ipotesi messe sul tavolo del governo: cosa potrebbe accadere per i contribuenti con la modifica dell’Irpef?
La nuova riforma fiscale del governo Meloni prevede di ridurre a tre le aliquote Irpef al posto di quattro. Sebbene ciò non influenzi direttamente il quantitativo di tasse pagate dai cittadini, il sistema provocherà alcuni cambiamenti. Con il fine di semplificare le procedure, verranno intaccate alcune agevolazioni di cui godono alcune tipologie di contribuenti.
Attualmente le aliquote Irpef sono: 23% fino a 15mila euro; 25% tra i 15mila e i 28mila euro; 35% tra i 28mila e i 50mila euro; 43% sopra ai 50mila euro. Per passare da quattro a tre, l’idea sarebbe di unire le due centrali, con un’aliquota al 27% o al massimo al 33%, per agevolare le fasce più alte. Così, i dipendenti avrebbero una busta paga più pesante a fine mese.
Cosa prevede la riforma?
Ci sarebbe la possibilità di avere un aumento di due punti dell’imposizione fiscale per chi guadagna tra 15mila e 28mila euro. Questa ipotesi però peggiorerebbe la situazione economica di una fascia importante di contribuenti, per cui si è giunti ad un’altra alternativa.
Il governo ha proposto di estendere la fascia del 23% anche ai redditi fino a 28mila euro, mentre per i redditi compresi tra 28mila e 50mila euro l’aliquota sarebbe invece del 33%, e per chi guadagna più di 50mila euro del 43%.
In poche parole quindi, lo schema definitivo (per ora), potrebbe riassumersi in questo modo: il 23% fino a 28mila euro, il 33% tra 28mila e 50mila euro, e il 43% sopra 50mila euro. In questo modo nessuno perderebbe denaro, anche se ci sarebbero dei pagamenti previsti per la fascia tra 15mila e 28mila, e per chi ha un reddito tra 28mila e 50mila euro.
Cosa cambia per Ires e Irap?
Il nuovo ddl prevede anche una revisione dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società. L’aliquota di base resterebbe al 24% ma potrebbe calare al fino al 15% per le imprese che destinano gli utili agli investimenti in innovazione o alle assunzioni degli ex percettori di Reddito di cittadinanza, donne o persone con più di 50 anni di età. Il decreto prevede inoltre l’abolizione dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive.