Gaia Tortora: “L’arresto ingiusto di mio padre? Ecco come tutto si sarebbe potuto risolvere”

Gaia Tortora: “L’arresto ingiusto di mio padre? Ecco come tutto si sarebbe potuto risolvere”

La giornalista figlia di Enzo Tortora torna a parlare dell’arresto ingiusto di suo padre in un libro che racconta il calvario.

A deciso di raccontare tutto l’inferno che ha vissuto con la sua famiglia in un libro Gaia Tortora, la figlia del popolare giornalista e conduttore di Portobello, Enzo Tortora. Il libro “Testa alta, e avanti” racconta quei giorni dall’arresto del 17 giugno 1983 di suo padre per associazione a delinquere di stampo camorristico.

“Mio padre è stato arrestato per un errore che in due ore si poteva risolvere. Invece ci hanno trascinato all’inferno” racconta la giornalista Gaia Tortora parlando di quel tragico episodio che sconvolse non solo la sua famiglia ma l’intero Paese. Tutti erano convinti che si trattasse di un errore giudiziario e che in pochi giorni si sarebbe risolto ma alla fine il conduttore Enzo Tortora rimase in carcere sette mesi e 14 ai domiciliari.

prigione, cella

Il racconto dei giorni infernali e dell’accanimento giudiziario

Soltanto dopo 4 anni fu dimostrata la sua estraneità ai fatti per il quale era stato accusato. Un caso di “malagiustizia” e “mala-informazione” che come sottolinea Gaia Tortora sono andate di pari passo. “Non posso assolvere nessuna delle due. Ovviamente, certa magistratura e certa informazione. Ma sono andate a braccetto per spolpare un essere umano e, di riflesso, quelli intorno a lui” dice ancora amareggiata la figlia nonostante siano passati 40 anni.

La sua innocenza fu dimostrata nel 1987 e Enzo Tortora ritorna in tv ma, come dice Gaia Tortora intervistata da Il Giornale, sembrava “invecchiato di mille anni” non sembrava più lui. “Si vedeva dallo sguardo, velato. Come dire: sono qui, ma in realtà non ci sono più. Era contento di tornare in tv e di fare il suo lavoro, ma non era quello di prima: testa e cuore erano rivolti a quanto era successo, al pensiero che anche una sola persona, incontrata per strada, potesse pensare male di lui, e che altri vivessero la stessa esperienza.”

Il titolo del libro sull'”accanimento giudiziario” nei confronti di suo padre, precisa Gaia Tortora, è tratto da una lettera che Enzo Tortora le scrisse dal carcere.