L’arrivo di una nave carica di armi ha portato ad una protesta dei lavoratori portuali di Genova, che si sono ribellati alla guerra.
Uno sciopero di ben 24 ore in modo da far capire che la guerra non deve continuare. Questa l’iniziativa dei lavoratori portuali di Genova, precisamente del sindacato Usb. La protesta è prevista per il 31 marzo. Si parte alle 6 presso il Ponte Etiopia, poi alle 10:30 ci sarà l’assemblea nazionale al Cap di via Albertazzi. Proprio il 31 arriverà una nave saudita della flotta Bahri. Il sindacato ha spiegato le motivazioni dello sciopero: “Il prezzo del conflitto lo pagheranno i lavoratori con licenziamenti e carovita. Non un centesimo, un fucile o un soldato per la guerra. Blocchiamo i nostri porti al traffico di armi. È l’ora della variante operaia“. La protesta ricorda quella degli aeroportuali di Pisa. Qui, i lavoratori si sono rifiutati di mettere armamenti su un aereo civile che avrebbe dovuto portare aiuti umanitari.
“Come lavoratori portuali non abbiamo nessuna intenzione di restare indifferenti di fronte ai nuovi venti di guerra che soffiano di nuovo in Europa – ha commentato il Coordinamento nazionale Porti Usb -. Questo conflitto, che ha una genesi che va ben oltre la ricostruzione di comodo dei nostri media nazionali e dei nostri politici, come ogni guerra nella storia avrà delle pesanti conseguenze per tutti noi. A pagarne le spese saranno proprio i lavoratori e le lavoratrici. In Ucraina e Russia ovviamente, ma anche nei paesi Europei, attraverso l’aumento del costo dei beni energetici come gas e petrolio e delle spese militari”.
“Tutto ciò porterà a dei contraccolpi devastanti per il nostro Paese – ha proseguito il coordinamento Porti Usb -. I licenziamenti di massa e le ristrutturazioni, che non si sono mai fermate, andranno avanti senza sosta. Milioni di lavoratori, già in difficoltà a seguito della crisi pandemica, si ritroveranno con aziende chiuse e stipendi più bassi. Con l’aumento del carovita e nessun adeguamento salariale complessivo a partire dai minimi tabellari, il potere di acquisto sarà ridotto drasticamente. Il Prezzo della benzina che ha raggiunto prezzi record (2,50€ per litro) inciderà anche sulla mobilità dei lavoratori e sul costo dei prodotti finali a partire anche da quelli alimentari”.
La guerra e il lavoro
“Quello che dovrebbe essere un punto fermo della vita politica e civile del nostro Paese, da decenni ormai è stato completamente messo in soffitta in ossequio a interessi industriali e geopolitici del tutto estranei ai lavoratori – hanno proseguono i lavoratori -. Il tema della guerra e quello del lavoro sono strettamente collegati. Tenerli separati sarebbe un errore, soprattutto per noi lavoratori portuali che lavoriamo a stretto contatto con le merci e non vogliamo essere complici della guerra movimentando armamenti di qualsiasi tipo e qualsiasi destinazione nei nostri scali”.
“Per questi motivi – hanno continuato i lavoratori portuali – il coordinamento nazionale dei portuali Usb ha deciso di lanciare una giornata di mobilitazione a Genova in occasione dell’arrivo nel porto della nave Sudita Barhi carica di armamenti statunitensi. In queste settimane i nostri lavoratori hanno effettuato un lavoro di monitoraggio negli scali in cui siamo presenti denunciando qualsiasi movimento di armamenti, da Genova a Livorno, passando per Trieste e Civitavecchia. All’aeroporto di Pisa i lavoratori Usb si sono già rifiutati di caricare armamenti su un aereo civile che, sulla carta, avrebbe dovuto trasportare aiuti umanitari”.
“Abbiamo deciso di convergere su Genova il 31 marzo – ha concluso la nota dei lavoratori Usb -, promuovendo anche un’assemblea nazionale dei lavoratori e delle lavoratrici impegnati su questi fronti. Un momento importante di lotta e confronto che servirà anche per confermare la nostra adesione alla mobilitazione del 22 aprile a Roma quando i lavoratori dell’industria, del commercio, della logistica, del trasporto e dei porti scenderanno in sciopero e porteranno direttamente a Roma, di fronte ai palazzi del potere, la loro rabbia e la loro determinazione”.